Oltre 8 mila i visitatori per Radici. Civiltà della Caccia, della Pesca e della Raccolta. La fiera di Forlì, giunta alla sua seconda edizione, dedicata agli amanti delle attività all'aria aperta legate alle tradizioni. "La crescita della manifestazione, ed in particolare dei visitatori (+20% rispetto allo scorso anno) è andata di pari passo con un aumento dell'offerta degli espositori che ha interessato tutti e tre i filoni tematici della manifestazione - afferma il presidente della Fiera, Giorgio Lombardi che ha ideato "Radici. Civiltà della Caccia, della Pesca e della Raccolta" lo scorso anno-. In questa seconda edizione siamo riusciti ad aumentare le proposte in ciascuna delle aree di riferimento della manifestazione, raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo prefissi quando abbiamo ideato l'evento”.
Pensata per unire i vari percorsi relativi alle diverse attività in modo complementare, la fiera si è proposta come un evento popolare rivolto anche e soprattutto alle famiglie. L'offerta didattico – formativa comprendeva anche una galleria espositiva sugli ungulati ideata dall'associazione venatoria Urca, percorsi illustrati sul mondo dei funghi (tramite la mostra micologica curata dall'Associazione della Valle del Savio), e sui diversi utilizzi dei cani da lavoro.
Numerose le occasioni di approfondimento sui temi della fiera attraverso i convegni organizzati da Regione Emilia Romagna, ATC ed URCA della Provincia di Forlì-Cesena, ENCI. Sabato 12 settembre si è svolto per esempio l'incontro Il punto sulla situazione venatoria ambientale in Emilia Romagna, una tavola rotonda che ha visto riunite le associazioni regionali firmatarie del documento che sancisce l'accordo di cacciatori, ambientalisti e agricoltori sulle valutazioni in merito all'applicazione della 157, ossia Cia, Confagricoltura, Copagri, Legambiente, Agriturist, Ekoclub, Urca, Anuu, Arci Caccia e Federcaccia. Queste concordano sulla necessità di recepire intergralmente le direttive europee relative ai siti di rete Natura 2000; favorire il confronto e il dialogo tra i diversi attori sociali e la valutazione condivisa dell'attuale normativa e delle eventuali modifiche; trovare forme di caccia a minor impatto, adottare piani di selezione che tendano a diminuire la densità degli ungulati fino a livelli accettabili e ridurre così i danni all'agricoltura per i cui risarcimenti si propone la programmazione di appositi fondi e il trasferimento del 50 per cento delle tasse di concessione governativa regionale.