Federcaccia Umbria esprime la propria contrarietà alla proposta sulla gestione dei cinghiali della provincia di Perugia, presentata alle associazioni venatorie e agli Atc provinciali dalla giunta.
“La proposta – si legge nel comunicato - prevede la possibilità di effettuare, sin dal giorno 20 settembre e nelle ulteriori quattro giornate concesse dal calendario (23 e 27 settembre, primo e 4 ottobre), prelievi di contenimento alla specie cinghiale, non soltanto tramite le battute delle squadre, ma anche cacciando il suide in forma singola, consentendo ad ogni cacciatore di agire su tutto il territorio degli Ambiti territoriali di caccia, anche all’interno dei settori assegnati alle squadre e momentaneamente non occupati.”
Oltre a stigmatizzare la scelta della Provincia di convocare le associazioni venatorie “per metterle davanti ad un fatto compiuto” visto che la delibera è stata approvata nella stessa mattinata, Federcaccia critica la proposta in quanto la ritiene “foriera di ulteriori gravi divisioni nel mondo venatorio, tra praticanti forme diverse di caccia”, tanto che l'associazione auspica che la Provincia torni sui suoi passi rispetto alla scelta di autorizzare il prelievo in forma singola, che, precisa Federcaccia potrà essere autorizzata attrraverso la modifica del regolamento regionale, sul quale c’è già stato ampio confronto nella Consulta della Regione. "Una volta approvata la modifica, cacciare il cinghiale in forma singola sarà consentito anche il lunedì e il mercoledì, ovviamente sempre nelle zone non vocate".
“Considerando che vi è in Umbria un’altissima densità di cacciatori – scrive l'associazione venatoria - , la delibera della Provincia – che di fatto dà licenza a tutti, in qualunque modo, di abbattere il cinghiale – creerà problemi a tutti i cacciatori e, particolare certo non di poco conto, trasformerà in caccia quella che dovrebbe essere un’azione di contenimento, in attesa dell’apertura vera e propria al cinghiale, fissata dal calendario venatorio a domenica 18 ottobre”. Una scelta che, secondo Federcaccia, apre un problema di sicurezza su cui avrebbe dovuto essere coinvolto il Prefetto, oltre che le associazioni venatorie attraverso un ragionato dibattito al fine di instaurare regole maggiormente definite.