Gli animalisti del gruppo Sondrioveg e dell'associazione Leal non ci stanno alla soluzione dell'abbattimento selettivo dei cinghiali che danneggiano l'agricoltura delle zone di Berbenno, Ardenno e Buglio e puntano il dito contro l'attività venatoria.
"Vogliamo ribadire il nostro no a queste soluzioni cruente e incivili - dicono -. È sempre bene ricordare che la diffusione di questi ungulati è stata causata negli scorsi anni del mondo venatorio per il proprio “divertimento”: ciò è dichiarato non da estremisti animalisti ma da eminenti etologi di fama nazionale, quali Danilo Mainardi e Giorgio Celli. La gestione degli stessi da parte delle Amministrazioni provinciali dovrebbe essere mirata, secondo le norme, ad un controllo etologicamente corretto che preveda al primo punto metodi che allontanino i cinghiali dai campi e dalle zone abitate, quindi controllo sul cibo, non lasciare rifiuti indifferenziati a terra, recinzioni, chiusura di varchi, zone dedicate con mangime antifecondativo lontano dai paesi, recinzioni elettrificate, campi coltivati a perdere, recinti odorosi, segnaletica stradale, dispositivi ottici riflettenti, già utilizzati efficacemente in altri paesi del mondo".
Secondo questi animalisti la soluzione principale sarebbe quella di vietare l'allevamento, il trasporto e la vendita del cinghiale. “Ricordiamo – riferiscono - infine che la caccia al cinghiale è una delle più pericolose, ogni anno ci sono decine di morti e feriti. Vogliamo davvero che succeda qualche tragedia anche da noi?”.