Caccia e Cinofilia rimette al centro delle questioni l'utilizzo dei cani da seguita per la caccia agli ungulati. Una soluzione che incontrerebbe una situazione delicata che vede importanti incrementi in vaste aree prevalentemente montane delle popolazioni ungulate, in particolare di cervidi e bovidi e di conseguenza dei danni che questi arrecano alle colture.
"I danni quantitativi e qualitativi arrecati all’agricoltura -scrive Caccia e Cinofilia - e all’ambiente dipendono, tra l’altro, dalla disposizione territoriale dei campi e dei boschi, dallo sviluppo del perimetro forestale, e, comunque dal numero degli animali che vivono in una determinata area, per i quali vige la necessità di provvedere ad uno stretto monitoraggio".
Senza dimenticare tra l'altro che il sovrannumero di esemplari è dannoso anche per la stessa fauna "si registra, ad esempio, in Toscana, in Emilia Romagna ed in Piemonte un’esplosione demografica che sta creando notevoli difficoltà per la convivenza con altri animali selvatici". Situazioni simili si riscontrano anche per il capriolo che in alcune zone raggiunge densità oltre i 40 capi per chilometro quadrato.
"Il prelievo con il cane da seguita delle specie elencate, con norme rigide, oltre a reintrodurre una pratica di caccia tipicamente italiana, - spiega l'associazione - consente un approccio più naturale alla regolarizzazione e alla gestione degli ungulati selvatici, garantendo un riequilibrio delle popolazioni stesse. L’utilizzazione dei cani nell’esercizio venatorio ha tradizioni antiche anche in Italia in quanto gli studiosi fanno risalire a circa 12.000 anni fa l’addomesticamento dei segugi proprio per l’impiego nelle attività venatorie. In Friuli Venezia Giulia, nel Cantone del Giura, in Svizzera, ma anche in altre Nazioni europee come l’Inghilterra, la Spagna, i paesi scandinavi, la stessa Germania e la Francia, e comunque, in tutto il mondo, la caccia ai cervidi e bovidi con cani da seguita è una tradizione consolidata che non ha fatto riscontrare alcun tipo di destrutturazione all’ecosistema".
"E’ pertanto legittimo, ai sensi dell’articolo 19 della legge n.157/92, prevedere una forma di prelievo attraverso la quale sia possibile completare i piani faunistici-venatori, approvati annualmente dalle Province, distribuendoli in maniera omogenea sul territorio, prelevando cioè anche laddove la fitta vegetazione renda impossibile un tiro selettivo a lunga distanza con arma a canna rigata. La proposta di cacciare i cervidi e i bovidi con il cane da seguita consentirebbe l’utilizzazione esclusiva di fucili a canna liscia caricati a palla: una tipologia di prelievo che risulta ormai consolidata".
"L’attività venatoria -conclude - dovrà essere commisurata alle locali densità e all’incremento utile annuo delle popolazioni sottoposte a gestione faunistica venatoria. A tal proposito verrà presentata, dalla nostra associazione, la proposta di legge per regolamentare, in modo chiaro e responsabile, il prelievo con il cane da seguita che, nel contempo, reintroduce un modo do concepire la caccia agli ungulati seguendo una importante tradizione venatoria mediterranea".