A commento del ritiro dell'emendamento Pini durante la discussione alla legge Comunitaria, il quotidiano La Repubblica dà spazio al giornalista Cianciullo, il quale sceglie deliberatamente di non informare su quanto avvenuto alla Camera e dare invece una versione di parte a partire dal titolo:“Fermata la caccia No – limits”.
Cianciullo, già noto per la sue campagne denigratorie contro la caccia, ancora una volta tenta di gettare un'ombra di discredito sulla categoria attraverso articolate tesi secondo cui la maggioranza avrebbe rinunciato all'irrefrenabile impulso di “scardinare la legge quadro”, la 157, a causa dei riflettori mediatici dell'opinione pubblica puntati addosso.
Facendone una questione prettamente politica il giornalista però si contraddice affermando prima che il “partito delle doppiette” ha salde radici in entrambi gli schieramenti e poi scrivendo che è il centro destra che punta a “mettere un fucile in mano a un sedicenne, liberalizzare l’uso degli zimbelli e sparare sui migratori che vanno a riprodursi”. Proprio su queste questioni di merito tirate in ballo da Cianciullo con estrema superficialità si palesa la sua posizione volutamente faziosa, a partire dal giudizio che dà delle stesse: “pratiche più adatte ad una stagione in cui erano liberalizzate anche la tortura, l’impiccagione e lo ius primae noctis”. Certo sarebbero pratiche medievali se fossero come Cianciullo le descrive.
L'uso della Civetta come “zimbello”, che Orsi ha tolto dal testo al Senato insieme alla norma sui 16 anni, è trasformata dall'esilarante Cianciullo in una crudele pratica che vede la civetta legata al collo e appesa a testa in giù, cosa di una falsità inaudita per tutti coloro che sanno come vengono usati zimbelli e civette nella caccia.
Occorre poi puntualizzare nuovamente che la caccia a 16 anni sarebbe dovuta essere, in linea con quanto dispone la normativa europea, un modo di avvicinare all'arte venatoria i giovani attraverso una specie di tirocinio sotto il controllo vigile di un adulto, responsabile in primo luogo del fucile; anche se di queste sottigliezze Cianciullo e quanti ancora ritengono questo un punto forte per le strumentalizzazioni contro la caccia, sembrano non tenere minimamente in considerazione.
Ci domandiamo leggendo le righe di questo articolo dove stia l'informazione e soprattutto l'imparzialità di chi dovrebbe averne fatto un principio fondamentale della sua professione. Che scriva Cianciullo quanto e come vuole ma che il suo scrivere si chiami “romanzo”.