Il presidente provinciale di Libera Caccia Perugia Stefano Tacconi interviene sulle aperture anticipate della caccia con una nota dal titolo “Ne è valsa la pena?”. Il rappresentante dell'associazione venatoria perugina si riferisce alle tante polemiche che hanno accompagnato la scelta delle aperture e critica in particolar modo la “scelta politica di stravolgere le tradizioni umbre per uniformarle a quelle delle regioni confinanti, in cambio di più ospitalità oltre il confine”.
“Due giornate di caccia da solo appostamento (2 e 6 settembre) durante le quali è stato “prelevato” non meno del 70 per cento del contingente di Colombacci nostrani anche da parte di chi, per scelta, questa forma di caccia non pratica mai durante l’anno e cinque giornate fisse anche in forma vagante (20-23-26-27 e 30 settembre) nel corso delle quali è “caduto” sul campo non meno dell’80 per cento della selvaggina stanziale residua (di cattura e di allevamento) che aveva superato i rigori dell’inverno, la mancanza di territori idonei, la pressione dei nocivi e la progressiva perdita della capacità di riproduzione naturale”.
Un'eccessiva pressione venatoria secondo Tacconi costata sforzi enormi da parte degli Atc umbri e dai cacciatori volenterosi che hanno immesso migliaia di capi “per constatare – dice ancora Tacconi – che dal 1 al 18 ottobre la caccia alla selvaggina stanziale sar�possibile solo ed ancora a giorni fissi e nei confronti dei capi residui”.
“La Libera Caccia – sostiene il Presidente di Anlc Perugia - insegue da tempo il miraggio della gestione unitaria di tutte le Z.R.C., suggerisce da tempo la coraggiosa rinuncia al ricorso dell’immissione di selvaggina di allevamento da parte degli A.T.C. e continuerà a farlo in attesa che le altre Associazioni trovino il coraggio di accogliere le nostre legittime e razionali richieste”.
“Se le cose non cambiano – conclude - è mia intenzione convocare i vertici dell’Associazione che rappresento e chiedere con estrema chiarezza se continuare a far parte dei Comitati di Gestione”.