Marco Ferretti, dirigente del settore caccia per la Provincia di Pistoia è intervenuto durante il Convegno di San Rossore sulla gestione della piccola fauna stanziale portando un punto di vista innovativo e improntato sulle nuove possibilità che si profilano con le modifiche alla legge regionale sulla caccia in Toscana.
Guardando alla situazione italiana in generale la caccia alla stanziale è certamente una delle più praticate e coinvolge un numero molto alto di cacciatori. Lepre e Fagiano sono tra l'altro responsabili di una vasta fetta dei danni alle produzioni agricole. Per fare un esempio, a queste due specie si deve il 18 per cento dei danni in Emilia Romagna del 2007, percentuale che ha superato quella relativa agli ungulati (16,23%). (In Toscana, però, la situazione è di ben altro genere. n.d.r.).
Un regime ottimale sarebbe quello che impone l'immissione soltanto di animali catturati in aree non adibite alla caccia. Per comunciare Ferretti ipotizza strategie differenziate a seconda delle situazioni nei diversi Atc: una strategia di mantenimento per gli Atc che hanno raggiunto un livello di autosufficienza nelle immissioni; di miglioramento per gli Atc che vanno verso una gestione faunistica ponderata ma che ancora devono eliminare alcune pratiche discutibili e infine di rinnovamento per Atc dove non si è mai proceduto con opportune scelte gestionali.
I risultati si vedrebbero sul medio–lungo periodo (all'incirca 5 – 10 anni) a condizione che ci sia una forte azione di indirizzo per i vari enti territoriali (Atc e Province), così come definisce la prospettata nuova legge sulla caccia toscana e possa essere coinvolto, tramite gli enti e le associazioni venatorie, un numero maggiore di cacciatori nelle operazioni gestionali. A queste due prerogative si aggiunge certamente la componente economica: occorrono risorse adeguate alla gestione faunistico–ambientale grazie a precisi interventi stabiliti nel Piano Agricolo Regionale.