Il Corriere della Sera oggi pubblica un'interessante analisi sull'attività venatoria tracciando un sommario identikit della categoria dal quale emerge un costante calo numerico dei cacciatori dovuto, si dice, ad uno scarso ricambio generazionale. Un fatto di cultura, viene spiegato, il progressivo abbandono delle nuove generazioni di uno stile di vita in contrasto con il modo di vivere di oggi che relega la natura in un angolo e non le dà l'importanza che merita, le molte distrazioni (poco formative ma anche pericolose) alla quale la gioventù di oggi è sottoposta, aggiungiamo noi.
Nonostante ciò la caccia mantiene la sua forza, “tanto che al Senato si sta discutendo il ddl Orsi” - si legge nell'articolo di Mariolina Iossa – “ con una serie di nuove norme che, tra le altre cose, prevedono di abbassare il limite di età a 16 anni e di concedere alle Regioni di decidere in proprio i tempi in cui cacciare e le specie autorizzate”.
Su questo punto il Corriere interpella il presidente di Federcaccia Gianluca Dall'Olio "Dal 1992 ad oggi non ci sono più stati interventi normativi”. Cosa che, per esempio non è avvenuta nella vicina Francia dove, “negli ultimi 9 anni ci sono già stati quattro ritocchi alla normativa e non perché cambiano i cacciatori ma perché cambia l’ambiente e occorre adeguarsi”.
Per esempio "L’abbandono della campagna - continua Dall’Olio - ha fortemente modificato il territorio, gli ungulati sono in forte crescita, anche i cervidi sono a volte un vero problema. Prima agricoltura, caccia, 'pulizia' del territorio per abbassare il surplus faunistico, erano tutt’uno. Ora non è più così e manca completamente un osservatorio nazionale, un ufficio che sappia coordinare e monitorare le attività e la popolazione faunistica, che sappia, insomma, fare gestione”.
A ciò si aggiunge una scarsa attenzione anche economica sulle esigenze della gestione faunistica. Dall'Olio ha ricordato che i soldi provenienti dalle tasse dei cacciatori non sono mai stati reinvestiti nell'ambiente, “sia che il governo fosse di destra che di sinistra”.
Anche per il presidente di Arcicaccia Osvaldo Veneziano la riforma della 157 è necessaria “sempre però dentro i paletti della direttiva europea che vieta la caccia alle specie protette e oltre i tempi stabiliti dal calendario venatorio nazionale. La 157 è stata frutto di una mediazione ma anche se ha chiuso, giustamente secondo noi, l’epoca della libera caccia in libero territorio, prevede ambiti di dimensioni più grandi di quello che accade nel resto d’Europa. Con i giusti limiti, con paletti e regole condivise, il rapporto del cacciatore con il territorio deve essere non demonizzato ma, al contrario, valorizzato” dichiara Veneziano.
Dall'Olio dal canto suo anche in questa occasione ribadisce l'appoggio al ddl Orsi ma al contempo si dichiara disposto a cedere su alcuni punti a patto “che almeno facciano la governance nazionale” ribadisce.
Dall'Olio non manca di accennare a politiche venatorie sbagliate degli anni passati "è stato fatto un prelievo venatorio consumistico ed eccessivo che, senza ripopolamento, ha cancellato alcune specie", inoltre in alcune aree ancora “si immette la selvaggina apposta per la stagione venatoria e quando finisce si ricompra. Non è questa la caccia che ci piace”.