“Un “salomonico” tentativo di accontentare tutti, che però non accontenta nessuno”, così l'Associazione Siciliana Caccia e Natura commenta l'atteso decreto dell'assessore Cimino che ha modificato il Calendario venatorio regolamentando la caccia nelle Zps.
Secondo Ascn questo decreto non ottempera minimamente alle ordinanze del Tar il quale ha ritenuto invece (sbagliando clamorosamente secondo l'associazione) di dover vietare in assoluto e senza limiti temporali la caccia nelle Zps.
L'assessorato, scrive Ascn, avrebbe dovuto impugnare i provvedimenti del Tar perchè illogici e contro la legge, ribadendo altresì i criteri minimi uniformi previsti dal decreto Pecoraro Scanio e dalla modificata delibera del Comitato per le Aree Protette: “non esiste in Italia, né in Sicilia, - specifica l'associazione - una norma che ponga, per le ZPS, limiti ulteriori rispetto a quelli previsti dal Decreto Pecoraro - Scanio del 17/10/2007 e “l’aggiunta di un articolo 2 bis consente la caccia nei limiti del D.M. Pecoraro (in generale la terza domenica di settembre per tutte le ZPS, 1 ottobre per quelle ricadenti su rotte di migrazione e per le isole minori)”.
Ma se questa è “la legge” in Italia, perché nelle ZPS siciliane si va a caccia dal 15/11 se a novembre il flusso migratorio è quasi terminato? Si chiede l'associazione interpretando il disappunto dei 50 mila cacciatori siciliani.
Ascn contesta l'operato dell'assessore Cimino e la mancata informazione ai cacciatori sul perchè e sul come si sia giunti “ad una drastica limitazione dell’esercizio venatorio”. Forse, sostiene Ascn, è la politica a non fare il suo dovere, sono gli amministratori a non imporre il rispetto di principi universalmente accettati nella Comunità Europea, è la Regione Sicilia a volere privare i cacciatori delle loro sia pur minime prerogative.
“Non ce la possiamo prendere con la Magistratura – puntualizza l'associazione venatoria siciliana -, i cui provvedimenti, se non condivisi, possono essere contestati e, ricorrendone i presupposti, persino ignorati" e nemmeno con gli Ambientlisti che "fanno la loro parte e lo fanno per uno scopo ben preciso: maggiore è il territorio precluso alla caccia, maggiori sono le possibilità di “sistemazione” di qualche “amico degli animali” come direttore di riserva o simili, il cui “stipendio” annuo si aggira intorno ai quarantamila euro… senza neppure la necessità di dovere vincere un concorso”.
Un odioso compromesso insomma, privo di coerenza tecnico – giuridica, denuncia Ascn, che l'associazione spera non sia stato “sponsorizzato” da alcuna delle associazioni venatorie operanti in Sicilia”.
Augurandosi che la classe politica dirigente voglia affrontare decisamente ed una volta per tutte la questione “caccia”, dando risposta ai quesiti insoluti e così riconquistando la fiducia dei cacciatori, Ascn annuncia che intensificherà la propria attività di vigilanza, avanzando richieste di accesso agli atti relativi alla gestione del patrimonio protetto regionale “ giusto per verificare come, da chi ed in favore di chi, vengono spesi i soldi dei contribuenti e le tasse pagate dai cacciatori”.
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