Presidente dell’ATC18 Siena 2 dal 2002, in rappresentanza della F.I.D.C. di Siena, Francesco Pianigiani risponde alla richiesta di BigHunter di fare il punto sull'attività del suo ATC. “Mi sento onorato della richiesta – dice - perché anche io spesso mi collego con questo portale per conoscere cosa pensano realmente i cacciatori sulle varie “iniziative” che ogni tanto vengono esternate intorno al mondo venatorio, da più soggetti, qualche volta anche da poco addetti ai lavori. Non vorrei fare un elenco delle attività svolte nell’ATC 18, se qualcuno è interessato basta che si colleghi con il sito ufficiale dell’ATC WWW.atc18.it e li troverà tutte le nostre attività. Aggiungo soltanto che l’ATC 18 racchiude una terra bellissima, dalle colline del Chianti fino a Montalcino, passando per le Crete Senesi.”
“Io – prosegue - sono da sempre un accanito sostenitore che la caccia oggi significa gestione del territorio finalizzata alla gestione faunistica e venatoria. Credo fortemente che l’unico soggetto in grado di svolgere queste funzioni, almeno nella mia realtà, quella senese, ma potrei dire Toscana, sono gli ATC. Non vedo chi altro potrebbe mediare tra le opposte esigenze dei cacciatori degli agricoltori e degli ambientalisti. Allora, quando sento dire dai cacciatori: “non c’è niente” - “si gira tutto il giorno e non si trova niente” - “che ci stanno a fare gli ATC?” - “dove finiscono i nostri soldi?”, mi incavolo veramente, ma hanno ragione. Sono in fortissimo aumento tutti gli ungulati in genere, ma è in flessione la presenza delle piccola selvaggina, fagiano e lepre, ormai da qualche anno. Ma la tradizione venatoria della mia bellissima terra non sono gli ungulati, lo dimostrano i dati: gli iscritti alle squadre di caccia al cinghiale sono 1798 cacciatori il 22% degli iscritti all’ATC mentre i 600 selecontrollori non arrivano all’8 %, ecco perché tanti cacciatori della piccola selvaggina, che sono con il loro 70% la maggioranza, dicono che non c’è niente mentre magari veniamo accusati di avere “rallevato” troppi cinghiali o troppi caprioli. I numeri degli abbattimenti di ungulati nel mio ATC, compreso le operazioni di controllo, sono impressionanti: 5000 cinghiali, 1666 caprioli, 166 daini, solo territorio a caccia programmata dell’ATC 18. Nel 2008 sono stati elargiti agli agricoltori 172.000 euro pagati per danni e 38000 € per la prevenzione”.
“Personalmente – fa sapere il presidente - sono un selecontrollore e un cinghialaio e non vorrei essere frainteso: odio tutto ciò che divide nel mondo venatorio e considero gli ungulati una risorsa per la caccia, anche se sicuramente sono gli animali più problematici da gestire. L’eccessiva presenza di ungulati crea un conflitto di interessi economici e sociali, soprattutto in aree che per loro caratteristiche agro-forestali risultano particolarmente sensibili all’eccessiva presenza di ungulati, basta pensare ai vigneti del Chianti Classico ed al Brunello. I danni causati alle produzioni agricole sono cruciali in questo processo, in quanto costituiscono una causa di conflitti fra mondo agricolo e venatorio e sono un freno rilevante alle attività di incremento faunistico a causa dell’assorbimento di risorse economiche altrimenti disponibili. Secondo me sono in errore tutti coloro che attribuiscono ai “cinghialai” il primato nell’aver favorito l’espansione di questi meravigliosi ed invadenti abitatori dei boschi. L’abbandono delle campagne, la forte ripresa del bosco e della macchia, il surriscaldamento climatico e gli inverni miti e senza neve, l’istituzione di importanti e vaste aree a divieto di caccia, aree protette e riserve naturali, l’adattamento degli ungulati alle diverse fonti di alimentazione, sono solo alcune delle concause della eccessiva proliferazione di cinghiali e caprioli. Conviene a molti, invece, dare solo la colpa ai cacciatori. Tuttavia è mia convinzione, ma è sotto gli occhi di tutti, che dove c’è un minimo di gestione e di risorse, come negli ATC, riusciamo a dare delle risposte: censimenti, piani di gestione, prevenzione, controllo numerico in regime di abbattimenti, dove non c’è gestione e controllo del territorio, i cinghiali ed i caprioli, crescono si moltiplicano e si espandono senza l’intervento umano.”
“Quello di cui abbiamo bisogno in questo momento – dice con convinzione - è chiarezza. Chiarezza e coesione intorno agli ATC. Materialmente il territorio viene gestito dagli ATC, non dimentichiamocelo. Dobbiamo rafforzare il ruolo degli ATC, dobbiamo riconoscere la centralità del ruolo degli ATC. Dobbiamo cercare di valorizzare e riconoscere anche economicamente il ruolo del volontariato all’interno degli ATC, dobbiamo dotare gli ATC di strumenti e mezzi in grado di garantire gli indennizzi agli agricoltori per i danni causati dalla fauna selvatica, ma allo stesso momento, dotare gli ATC di strumenti idonei in grado di controllare le popolazioni di animali che causano danni all’agricoltura ed alle altre specie animali, senza trovare sulla strada della gestione continui ostacoli, posti da chi poi, paradossalmente, non ne paga le conseguenze. Perché pagare, paga sempre e solo l’ATC, cerchiamo di non scordarcelo mai. Abbiamo bisogno di strategie e risorse per accrescere le popolazioni di piccola selvaggina nel nostro territorio, ormai da anni in flessione. Ci vogliono miglioramenti ambientali e immissioni: la riproduzione naturale del fagiano è fantastica ma non regge la pressione venatoria e i distretti della piccola selvaggina, chiesti a gran voce da qualcuno, non sono attuabili in ATC di 130.000 ettari di estensione con tutte le strutture pubbliche e private distribuite a macchia di leopardo e comunque non sarebbero per tutti i cacciatori e quindi mi vedono contrario. La lotta ai predatori ha segnato una battuta di arresto: nella mia Provincia nel 2005 sono state abbattute 870 volpi, nel 2006 717, nel 2007 428, nel 2008 145, grazie a tutti i balzelli, paletti e divieti imposti dall’ISPRA, specialmente per quanto riguarda l’utilizzo dei cani nelle operazioni di controllo della volpe. Non sarebbe il caso di riconsiderare questi divieti alla luce della situazione di crisi in cui versa la piccola selvaggina?”
“Abbiamo bisogno di maggiore Vigilanza – insiste - il patrimonio faunistico della Provincia di Siena è uno dei più importanti della Toscana e siamo oggetto di azioni di bracconaggio soprattutto nelle ZRC. Occorre chiarezza sul ruolo di ciascuno dei soggetti attuatori e coesione nelle scelte politiche e programmatiche. Il tavolo della concertazione Provinciale ( fortunatamente già esistente da circa 10 anni nella Provincia di Siena), per quello che mi riguarda è stato e lo sarà ancora, mi auguro, il punto di incontro principale per coordinare tutte le azioni di gestione del territorio, dove ognuno dei partecipanti deve assumersi le proprie responsabilità. Istituzioni, agricoltori, associazioni venatorie e ambientaliste.”
E conclude: “Migliorare la qualità del territorio attraverso una corretta gestione faunistico venatoria dello stesso, dovrebbe coinvolgere tutti i cittadini e non solo i cacciatori. Mi auguro che questo si realizzi in tempi brevi”.
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