Due giorni fa una nota del presidente di Arcicaccia Osvaldo Veneziano si scagliava contro la decisione del Consiglio dei Ministri di impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale toscana sull'uso dei richiami vivi, criticando d'altra parte il Governo per non aver fatto lo stesso con quella lombarda "promulgata in contrasto con una sentenza della Corte Costituzionale - dichiara Veneziano nella nota - portata al Consiglio dei Ministri e non discussa al fine di creare le condizioni per la prescrizione dei termini per il ricorso e ciò malgrado le procedure d’infrazione europee contro la stessa Regione".
Anche Federcaccia Toscana è intervenuta in difesa della legge regionale, definendo un sopruso inaccettabile la decisione del Governo. "E' una legge assolutamente rispettosa delle previsioni della Legge 157/1992 e coerente con le pronunce della Corte di Giustizia Europea" si legge in un comunicato dell'associazione venatoria.
"La legge - specifica Federcaccia - prevede l’attivazione di 15 impianti di cattura gestiti direttamente dalle Province Toscane di Arezzo; Firenze; Lucca; Pisa; Pistoia; Siena per la cattura di un numero massimo di 1000 uccelli appartenenti alle specie cacciabili e precisamente cesene; merli; tordo bottaccio e tordo sassello. Sono anni che l’INFS senza nessun motivo né scientifico, tantomeno giuridico, esprime parere contrario all’attivazione degli impianti di cattura sostenendo che le Regioni si devono attrezzare per potenziare gli allevamenti di uccelli da richiamo".
“La decisione del Governo è un atto grave, contro la Toscana e i cacciatori toscani,” afferma Federcaccia Toscana, “il Governo e la sua maggioranza predicano bene in materia di federalismo e autonomia regionale, ma razzolano male impugnando leggi regionali rispettose delle normative nazionali ed Europee, solo in virtù dell’opinione dell’INFS che, prevedendo il blocco della cattura di richiami e predicando l’allevamento pretenderebbe, di fatto, di modificare la legge e gli orientamenti europei”.