Alla vigilia del convegno di Fare Ambiente in Senato (che riunirà i principali protagonisti politici della Riforma alla 157), il quotidiano l'Opinione pubblica un'intervista realizzata dal dirigente nazionale dell'associazione, Alfonso Maria Fimiani all'On. Sergio Berlato. Riproponiamo in sintesi alcuni contenuti.
I temi ambientali, sempre più importanti all'interno della politica europea, sono ancora marginali in Italia. Berlato sottolinea come da noi gli ambientalisti “partono dal presupposto di dire “no” a tutto”, usando questa tattica per alzare il prezzo col quale venire ripagati. “Negli altri Paesi Europei – continua l'europarlamentare - l’ambientalismo privilegia la tutela dell’ambiente e la salute delle persone, trovandosi spesso alleato nelle proprie battaglie con quelle categorie, come agricoltori e cacciatori, che difendono l’ambiente non per moda ma per necessità, consapevoli che dalla qualità dell’ecosistema dipende il futuro delle loro attività”.
E' proprio la caccia in molti paesi europei a portare avanti senza ostilità la questione ambientale. “In tutta Europa – sottolinea Berlato - ma vorrei dire in tutto il mondo, la caccia è concepita come utile (spesso indispensabile) strumento di gestione del patrimonio faunistico e degli habitat naturali”. Mentre “in Italia, la caccia è stata dipinta,per ignoranza o malafede, come un’attività negativa, più portata a distruggere che a gestire ed a conservare”.
Eccezion fatta per Fare Ambiente, a cui Berlato riconosce gli stessi pregi dell'ambientalismo europeo, assumendo una posizione razionale e non emotivamente demagogica nei riguardi della “questione caccia”.
Berlato ribadisce quanto già affermato dalla presidente della CONFAVI Maria Cristina Caretta, ossia che a livello legislativo l'Italia ha la legge sulla caccia in assoluto più restrittiva tra tutte quelle vigenti nei 27 paesi membri dell’Unione europea e ripercorre la presentazione della propria proposta avallata da una petizione popolare che ha raccolto 843 mila consensi. “I contenuti di questa proposta – spiega Berlato - mirano ad equiparare la normativa italiana a quelle già in essere negli altri paesi membri dell’Unione europea. In sostanza noi non vogliamo dare ai cacciatori italiani neanche una virgola in più rispetto a ciò che già hanno gli altri 7 milioni e mezzo di cittadini cacciatori europei. Legittimamente, da cittadini europei, non vorremmo avere neanche una virgola in meno”.
Berlato torna sulla proposta della licenza a 16 anni, spiegando ciò che è stato tacitato da chi ha gridato allo scandalo. “I nostri detrattori non dicono, per ignoranza o malafede, che la possibilità di conseguire l’abilitazione all’esercizio venatorio a sedici anni, dopo aver superato una serie di rigidissimi esami, è sempre stata concessa in Italia fino all’entrata in vigore della 157/92. I nostri detrattori non dicono, per ignoranza o malafede, che questa possibilità esiste in pressoché tutti i paesi europei e che nella vicina Francia l’abilitazione avviene a quindici anni, oppure a 14 come in alcuni paesi del nord Europa. Per ignoranza o malafede non sui dice che la nostra proposta prevede che al sedicenne che ha conseguito l’abilitazione, viene data la possibilità di esercitare l’attività venatoria solo se accompagnato da altro cacciatore che abbia conseguito l’abilitazione da almeno cinque anni. Al neo cacciatore non è consentito detenere o acquistare armi fino alla maggiore età ma può ricevere in prestito un fucile da chi lo accompagna all’inizio della giornata di caccia, restituendolo al legittimo proprietario a fine giornata di caccia. Sostanzialmente questa proposta non obbliga nessuno, tra coloro che non ne hanno voglia, ad andare a caccia, ma dà la possibilità ad un cacciatore di portare il proprio figlio, il proprio nipote o il proprio fratello a caccia con sè”.
Una nota critica sull'ormai chiuso tavolo degli Stakeholders, ideato, secondo l'europarlamentare del Pdl, da chi tentava di difendere “quegli interessi privati che questa legge continua a garantire da quasi vent’anni”. In alternativa Berlato propone ora un nuovo tavolo di confronto tra tutte le rappresentanze economiche e sociali “per addivenire ad una proposta di modifica alla 157/92 il più possibile condivisa, al fine di riportare l’Italia al livello di gestione e di conservazione già in essere in tutti gli altri paesi membri dell’Unione europea”.
"Siamo fortemente fiduciosi - conclude l'eurodeputato - che, nonostante l’opposizione preconcetta e strumentale di alcuni, alla fine il Parlamento italiano saprà trovare la giusta sintesi e varare una riforma della normativa attuale per renderla più efficace e per permettere a cacciatori, agricoltori, ambientalisti seri, scienziati ed istituzioni, di contribuire alla conservazione del patrimonio faunistico ed ambientale nel nostro Paese, come del resto avviene in tutta Europa”