Il convegno su Ambientalismo e Caccia organizzato dall'associazione ambientalista Fare Ambiente può rappresentare un nuovo punto di partenza per riconsiderare il giusto valore alla componente venatoria nella gestione della natura. In questa direzione operano da tempo anche altre associazioni di stampo europeo come Wilderness Italia e Ambiente e/è Vita.
Interessante in questo quadro l'intervento di Giancarlo D'Aniello, dell'associazione Wilderness, che ha riassunto l'attività dell'associazione sottolineando che, in assenza di riferimenti legislativi specifici, Wilderness Italia ha realizzato negli ultimi 25 anni, 58 aree wilderness, istituite grazie ad atti di salvaguardia volontaria e deliberazioni comunali, provinciali e regionali.
Le aree così tutelate diventano una sorta di “comunità” creando le condizioni per lo scambio di esperienze culturali, turistiche ed economiche alla quale partecipano i Comuni designatari di aree wilderness”, spiega D'Aniello. Il tutto con il pieno appoggio della popolazione che ne trae beneficio, “evitando così la conflittualit�- ha detto l'esponente ambientalista - che normalmente si verifica ogni volta che si cala su un territorio, un’area protetta come atto d’imperio da parte di una istituzione”.
“Quando sono stato invitato a questo convegno sull’ambientalismo e la caccia – ha spiegato D'Aniello - ho subito pensato che tutta l’attività compiuta in questi anni dall’AIW poteva a giusta ragione essere presa a modello di sentesi tra mondo venatorio e ambientalista e questo perché la conservazione degli spazi selvaggi, secondo la filosofia wilderness viene anche mutuata da una visione antropocentrica che è volta al soddisfacimento del bisogno di solitudine dell’uomo, nel quale esercitare quelle ancestrali attività come la caccia o il solo girovagare negli spazi selvaggi”.
L'ambientalismo italiano tradizionalista secondo l'esponente dell'associazione Wilderness è invece troppo sbilanciato su posizioni animaliste e conseguentemente restio ad ogni apertura al mondo venatorio.
Wilderness chiede alla politica il riconoscimento ufficiale di un esplicito riferimento a questa forma di protezione nella riforma della 157/92, mentre si rivolge al mondo venatorio per cercare una comune strategia, salvaguardando la caccia e promuovendo sempre più efficacemente questa idea di conservazione, rispettosa del territorio e delle sue della tradizioni.