Il problema dello
storno in Italia, praticamente da tutti recepito e condiviso, se escludiamo alcuni movimenti animalisti poco ragionevoli, è stata – come noto -
l'oggetto di una specifica richiesta del Ministero dell'Ambiente e tutela del Territorio
presso la Commissione Europea per l'inserimento della specie
Sturnus vulgaris tra le specie cacciabili, basando questa conclusione sulla
Relazione Tecnico – scientifica dell'Ispra, la quale attesta sulla base di dati aggiornati (2004), un rassicurante (per non dire eccessivo) stato di conservazione della specie sul nostro territorio.
Come argomenta la relazione Ispra, il Governo italiano fa notare che lo storno è già cacciabile in Paesi che per caratteristiche fenologiche e status delle popolazioni possono definirsi simili all'Italia, ossia tutti gli stati membri dell'area Mediterranea (Cipro, Francia, Grecia, Malta, Portogallo, Spagna) oltre che in alcuni paesi dell'area balcanica e centro europea (Romania, Bulgaria e Ungheria).
Il permanere di questa situazione, che obbliga le regioni italiane a predisporre del fragile strumento delle deroghe, sembrerebbe di fatto un trattamento iniquo nei confronti del nostro Paese, visto che la caccia allo storno risponde agli stessi principi contenuti nella Direttiva Uccelli 79/409/CEE e agli ultimi aggiornamenti della stessa, che tengono conto delle mutate condizioni rispetto a 30 anni fa.
Alla lettera formale firmata dal Direttore Generale del Servizio Conservazione Natura Aldo Cosentino in data 15 luglio 2009, è seguita una risposta da Bruxelles (27 luglio 2009), la quale sostanzialmente rigetta la richiesta italiana e cerca di chiudere la questione. Tra le principali obiezioni portate dalla Commissione, che riconosce flussi consistenti della specie nel nostro Paese, c'è la considerazione che proprio perchè l'Italia ospita durante la stagione invernale numerosi contingenti di popolazioni nidificanti in Europa centro – orientale, “un eventuale prelievo venatorio in Italia – scrive il Direttore generale per l'ambiente della Commissione europea Karl Falkenberg – inciderebbe su altre popolazioni di storno che si trovano attualmente in uno stato di conservazione sfavorevole (es. Polonia e Germania)”. La nota della Commissione continua poi sostenendo che i motivi avanzati dall'Italia (danni alle coltivazioni e al patrimonio artistico e monumentale), trovano risposta nell'articolo 9 della Direttiva Uccelli, ossia nella possibilità di utilizzare lo strumento delle deroghe.
La lettera di Bruxelles contiene anche una puntualizzazione poco gradevole che suona più come un avvertimento: “noto anche – scrive sempre Falkenberg a Cosentino – che le informazioni inviate dall'Italia riguardano unicamente l'inserimento dello storno tra le specie cacciabili, in virtù del suo (stimato) stato di conservazione favorevole e non menzionano invece la situazione di altre specie attualmente cacciabili in Italia, ma che sono considerate essere in uno stato di conservazione sfavorevole”.
Ne deriva quindi che “un'eventuale futura revisione degli allegati II.1 e II.2 della Direttiva Uccelli - puntualizza il Direttore Generale della Commissione - dovrà essere basata su validi e aggiornati dati scientifici relativi allo status di conservazione di tutte le specie cacciabili e dovrà considerare sia la possibile inclusione di nuove specie che la cancellazione di alcune specie di tali Allegati”. Lapidaria la conclusione: “per il momento una tale revisione non è prevista e non si intende iniziare un processo di modifica degli Allegati della Direttiva Uccelli”.
Il nostro ministero non intende chiudere qui. Il direttore generale Cosentino replicando alle considerazioni della Commissione ha infatti nuovamente sottolineato il contrasto evidente tra i contenuti della Direttiva Uccelli e la sua effettiva applicazione, ricusando che “il permanere di una posizione negativa nei confronti dell'istanza italiana rappresenta una palese discriminazione, peraltro ingiustificata perchè priva di ogni fondamento scientifico”. Non si capisce il motivo per cui la Commissione per esempio continui a ritenere che la cacciabilità della specie negli altri Paesi Mediterranei non susciti identiche preoccupazioni, obietta Cosentino, il quale ricordando che l'Italia utilizza già da tempo le deroghe per limitare i danni dello storno, ribadisce la formale richiesta dell'avvio delle procedure necessarie per l'inserimento dello storno tra le specie cacciabili.