Elisa Picci, fiorentina e appena poco più che trentenne è gi�uno stimato tecnico Faunistico che opera in alcuni Atc della Toscana (ma non solo), inoltre da alcuni anni è presidente del Gruppo di Caccia al Femminile della Federcaccia di Firenze, il primo gruppo di “caccia in rosa” nato all'interno di un'associazione venatoria in Italia.
Mossa da una passione ereditaria per la caccia, Elisa ha unito ad essa quella per lo studio e la ricerca laureandosi nel 2002 in Tutela e Gestione delle Risorse faunistiche alla Facoltà di Agraria di Firenze con una tesi dedicata al comportamento della beccaccia.
Rilanciare subito la caccia nell'opinione pubblica è un obiettivo primario e non si può più aspettare per Elisa Picci: “La caccia - ci spiega - ha bisogno di rinnovarsi nel senso proprio letterale della parola, svincolandosi un po’, ove necessario, da quelle attività anche tradizionali ma oramai non più adattabili alle nostre realtà e procedendo in un cammino del tutto nuovo”.
Un passo lungo e non privo di difficoltà che può essere attuato solo superando la disgregazione che ancora esiste tra i cacciatori, che Elisa definisce il problema più grosso della caccia moderna. “Si dice che l”unione fa la forza”, e mai assunto fu più vero di questo in queste circostanze”.
“Mentre il panorama venatorio italiano sta cambiando – spiega ancora - e contemporaneamente i cacciatori stessi sono coinvolti in un processo di crescita culturale e di formazione sempre più specialistica, dall'altro lato della barricata si viene attaccati da personalità del mondo politico sbandieranti una inesistente conoscenza sulle tematiche oggetto delle discussioni. Pensiamo all’attuale diatriba in Parlamento relativa al taglio delle code ai cani. Chi ha potuto vedere la trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa dello scorso 17 novembre si è reso conto che tutti i presenti erano depositari del “verbo”, tutti hanno parlato di caccia giudicando senza averne le conoscenze e la consapevolezza della reale dimensione di questa attività. Complici sicuramente i mass media, l'attacco al mondo venatorio viene sferrato sovente urlando e sbraitando, dimenticando che l'educazione e la pacatezza, rappresentano la conditio sine qua non di un qualsiasi dialogo su di una qualsiasi tematica”.
“L’immagine che l’opinione pubblica deve avere della caccia – ribadisce Picci - ha bisogno di essere filtrata da tutte le ombre dure che da troppo tempo la annientano, consegnando al grande pubblico una fotografia distorta e irreale”. Un obiettivo che può essere affidato, secondo l'esperta faunistica, alla caccia al femminile, la quale può giocare un ruolo fondamentale in questo senso “cavalcando la storica attrazione femminile per questa passione (pensiamo alle grandi protagoniste della storia che sono state anche straordinarie cacciatrici), fino a dare la giusta attenzione al crescente numero di seguaci che ai giorni nostri decidono di dedicare il loro tempo libero per coltivare questa passione”.
“La donna a caccia – prosegue la Picci - è l'immagine di quei gesti semplici che rappresentano l'essenza della attività venatoria come vorremmo che il grande pubblico arrivasse a comprendere: essa si alza di buon mattino, prende la sua arma, accarezza il suo ausiliario, si raccoglie i capelli e con un mezzo sorriso sulle labbra va a far visita al “suo bosco”, bosco che la attende sornione con la calma di chi sa che non verrà ferito, perché essa sa essere presenza discreta e rispettosa di equilibri millenari troppo spesso violentati invece da occasionali turisti e dai loro rifiuti. “Poesia, semplicità”: questo è quello che prova la donna andando a caccia. Non ci sono artifici sotto la nostra passione; essa è sincera e ruota a 360 gradi sotto profili diversi, scientifici, intellettuali, culinari…..”.
L'esperienza del gruppo fiorentino è un esempio virtuoso “sono felicissima che sia stata emulata in altre regioni d'Italia, dove altre donne depositarie della comune passione per la caccia stanno cercando di strutturarsi. Questo non può essere che un bene”. “Due anni fa – racconta la Picci - ospitammo nel nostro annuale calendario proprio una cacciatrice trentina, ed è per me una bella emozione vedere che proprio in questi giorni le cacciatrici trentine hanno presentato un loro primo calendario. Auguro a loro tutte che il calendario rappresenti quello che è stato per noi negli anni, ovvero un mezzo diretto e immediato per portare a conoscenza di un pubblico più vasto la realtà della caccia al femminile".
"Per il resto - conclude Picci - auspico che le associazioni venatorie, agricole e ambientaliste possono veramente dare una svolta a questo Paese attraverso la reciproca collaborazione e il recupero di quei valori antichi di rispetto e educazione troppo spesso calpestati in ogni ambito del nostro vivere quotidiano, non solo venatorio".
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