L'assessore provinciale alle Politiche energetiche e ambientali Ignazio Tolu durante il convegno "Territorio, ambiente e attività venatoria" ha anticipato i contenuti del nuovo piano faunistico venatorio, che sarà pronto a gennaio, alle associazioni ambientaliste, venatorie ed agricole e agli esponenti delle amministrazioni comunali presenti.
Tolu ha sottolineato che il Piano suddivide il territorio in comprensori omogenei dal punto di vista faunistico ed ambientale ed è stato predisposto grazie all'interazione con tutte le associazioni e gli enti interessati, oltre che con i 71 Comuni della Provincia, con gli ambientalisti e con "i 20.000 cacciatori del territorio provinciale che rappresentano circa il 50% dei cacciatori regionali".
L'assessore ha poi parlato della necessità di promuovere la nascita di “una nuova cultura venatoria fondata sull'impegno responsabile del cacciatore e ha proposto di sviluppare un processo inedito di formazione dei cacciatori, attraverso apposti corsi di biologia, ecologia. "I cacciatori - ha detto Tolu - devono riconoscere il principio della caccia sostenibile come strumento di conservazione, attraverso una forma di prelievo corretto, programmato e controllato".
"Abbiamo proposto alla Regione - ha aggiunto Tolu - dei modelli sperimentali per la gestione di determinate specie di ungulati, come il cervo sardo, specie oggi recuperata, ma in alcune zone, come quella di Castiadas, attualmente in esubero. Su quest'ultimo punto siamo impegnati a chiedere autorizzazioni in deroga attraverso la Regione e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale alla Comunità europea perché, proprio per la salvaguardia della specie, è indispensabile l'equilibrio ecologico".
Nel corso del convegno è stato anche illustrato lo studio genetico e morfologico del cinghiale nella Provincia di Cagliari, effettuato dai dipartimenti di Zoologia e Genetica evoluzionista dell'Università degli Studi di Sassari. La ricerca ha dimostrato nella provincia di Cagliari si distinguono due sotto-popolazioni: quella del Sulcis Iglesiente, contraddistinta da elevata purezza genetica e quella del Sarrabus, più soggetta a contaminazioni.