Si è parlato in questi giorni di una pratica illecita e immorale attuata da alcuni cacciatori in Albania: quella di servirsi di bambini “da riporto”, ricompensandoli per il lavoro svolto con merendine e panini. Lo scandalo, reso pubblico in Italia dal quotidiano La Repubblica lo scorso 5 dicembre dopo il servizio dell'emittente albanese Pasdite ne Top Channel (che mostrava un filmato a riprova di quanto affermato) pare coinvolga cacciatori italiani, accusati di sfruttare la condizione di miseria in cui versa gran parte della popolazione albanese.
Il presidente di Federcaccia Gianluca Dall'Olio ha prontamente preso le distanze da simili comportamenti, definiendoli una vergogna per l'Italia. “II turismo venatorio è un fenomeno che sfugge al nostro controllo - afferma Dall’Olio - perché organizzato da agenzie ad hoc: riguarda l’Albania, ma anche paesi come Romania, Ucraina, Bielorussia fino alla Siberia. I Paesi che sono nell’Ue si stanno adeguando alle sue direttive, negli altri norme e controlli sono rimasti indietro“.
Il filmato dura circa sei minuti, in questo lasso di tempo si susseguono dichiarazioni di cacciatori italiani ma anche di bambini, tra i 10 e i 14 anni, della zona a ovest di Lushnja, vicino ai villaggi di Germenj e Cerme, un territorio ricco di fauna e meta ogni anno di centinaia di cacciatori italiani.
Dal servizio emerge che questi ragazzi trascurano la scuola per raggiungere i cacciatori ed ottenere le piccole ricompense. “La legalità è solo una faccia della medaglia, l’altra si ricollega a una cultura che vede il lavoro minorile come una normalità”, commenta il sociologo albanese Rando Dévoie.
Della stessa opinione Altin Hazizaj, direttore del Centro per i diritti dell’infanzia in Albania (CRCA) : “Mancano le politiche di tutela nei confronti dei minori e le istituzioni che dovrebbero applicare la legge latitano. Abbiamo ricevuto molte reazioni dopo la trasmissione, ma nessuno dalle istituzioni si è mosso”.