A parlarne è il presidente del Club della Beccaccia Silvio Spanò, che intervistato dalla rivista Beccacce che passione, analizza la situazione della beccaccia di oggi. Negli ultimi decenni in tutta l'area di maggior pressione venatoria europea sono state eliminate molte variabili negative per la specie – spiega Spanò -, variabili che sicuramente hanno controbilanciato gli eccessi venatori (caccia in primavera, sia alla croule che vagante -f ino al 1992 era consentita per tutto marzo -, caccia alla posta, giornate settimanali ridotte, carnieri controllati, notevole aumento delle aree protette, inverni più miti, numero dei cacciatori dimezzato, diminuzione del bracconaggio, spopolamento della montagna).
Tuttavia globalmente la specie si trova in una situazione di sofferenza (trend in diminuzione) soprattutto nella parte occidentale dell'areale (Europa a ovest degli Urali), pertanto, sottolinea Spanò, “ritengo che la sbandierata tenuta della specie sia essenzialmente una falsa illusione, dovuta alla concentrazione nelle aree più idonee sia delle beccacce, sia dei loro cacciatori, i quali pertanto, ne trovano sempre un numero soddisfacente”.
Ma la beccaccia ha una notevole capacità di adattamento anche alla caccia. Grazie alla La sua sua ottima memoria (la cattura di alcuni esemplari adulti a distanza di anni a pochi centinaia di metri dagli inanellamenti lo dimostra) molte di loro tornano ogni anno nelle aree protette dove riescono a vivere a lungo. Inoltre la beccaccia secondo Spanò è diventata più scaltra anche di fronte al cane e colonizza roveti sempre più impenetrabili, grazie alla selezione naturale e alla tipologia dei territori di provenienza: beccacce nate in zone cespugliose certamente avranno un modo diverso di involarsi rispetto a quelle dei boschi d'alto fusto.