Anche si si tratta ancora di pochi casi isolati, la diffusione del virus della rabbia silvestre in Veneto preoccupa soprattutto in alcune zone del Bellunese, dove negli ultimi giorni sono stati accertati altri tre casi: due volpi e un altro cane.
I cacciatori bellunesi, colpiti dal provvedimento che per il momento blocca la caccia con l'ausilio dei cani, non si sono certo dimostrati indifferenti al problema ma al contrario hanno offerto il proprio contributo per le operazioni di vaccinazione della fauna selvatica, unico modo per arginare la diffusione del virus.
Lo ha reso noto Leandro Grones, coordinatore dei distretti venatori della provincia di Belluno che ha offerto la collaborazione dei 3400 cacciatori bellunesi per collocare le esche vaccino nelle tane delle volpi durante la stagione primaverile. A sostenere la validità di tale proposta in Regione è intervenuto il consigliere Dario Bond, Pdl "Il limite critico di efficacia del vaccino è lo 0°: impensabile distribuirlo ora dagli elicotteri" ha dichiarato il consigliere chiedendo la candidatura di Grones all’interno dell’Unità di crisi sulla rabbia e un protocollo d’intesa fra Regione, Provincia, Ulss e veterinari liberi professionisti per la vaccinazione di cani e gatti.
“Stiamo lavorando per organizzare la vaccinazione orale delle volpi – confermano dall’Unità di progetto per sanità alimentare e igiene animale della Regione Veneto – ma la profilassi dei selvatici impone tempi più lunghi di quella canina”.
Intanto per la vaccinazione dei cani domestici in alcuni comuni della provincia di Belluno è prevista una tariffa agevolata di 5 euro. Sul fronte venatorio la Lega ha recentemente ribadito la richiesta di ripristinare la caccia con l'ausilio dei cani, perlomeno per quanto riguarda quelli già vaccinati da almeno 20 giorni, inoltre si chiede il coordinamento fra Regione e veterinari privati e più informazione per i turisti.
(Il gazzettino)