Non sono d'accordo le associazioni venatorie bolognesi riguardo alla quota degli ungulati da abbattere, aumentata dalla Provincia per venire incontro alle esigenze degli agricoltori. I cacciatori si oppongono alla serie di delibere approvate fra aprile e settembre che hanno portato all'aumento di 4 mila capi in tutto tra caprioli, cervi, daini e cinghiali. In tutto si raggiunge quota 12,920 animali, il 44 per cento in più rispetto alla scorsa stagione, con 7 mila caprioli e 5 mila cinghiali da prelevare.
Secondo le proteste pervenute dalle associazioni venatorie, la provincia dimostra di non avere a cuore la salvaguardia della fauna selvatica. Virgilio Donati, responsabile di Arcicaccia Bologna dissente: “Il piano provinciale dovrebbe essere di tutela e sviluppo della fauna, invece la svaluta” e spiega: “Sarà quasi impossibile raggiungere le cifre stabilite dalla Provincia, non ci si è riusciti in nessuna parte d’Europa. Sembriamo quasi obbligati a uccidere quel numero di animali se protestiamo la Provincia minaccia di mandare le guardie a sparare agli ungulati notte e giorno”.
Su questi temi si è espressa anche Italcaccia: “Non sono d’accordo che si abbattano così tanti animali - ha dichiarato Renzo Rambaldi, presidente di Italcaccia Bologna - così come non approvo che la Regione abbia aperto le porte anche ai cacciatori di altre regioni. Vorrei poi che si verificasse se i danni per gli agricoltori sono davvero così tanti”.
Secondo Irene Montanari, responsabile regionale di Urca (Unione regionale cacciatori Appennino) “è un numero troppo alto. La soluzione è una gestione corretta della fauna, non ammazzare più animali”. Inoltre per Montanare abbattere più ungulati è controproducente e aumenteranno invece che diminuire, perché più stimolati a procreare”.
Ma l'assessore provinciale all'Ambiente Emanuele Burgin difende le decisioni prese e ribadisce la necessarietà dei provvedimenti. “Mi sembra eccessivo contestare un piano per il controllo degli ungulati costruito in modo scientifico e tenendo conto dei forti danni alle coltivazioni. Inoltre, bisogna pensare che la moltiplicazione a dismisura di queste specie non fa bene alla tenuta ambientale e non ci sono animali predatori a sufficienza per ristabilire l’equilibrio faunistico in modo naturale”. Ma a giovarne saranno soprattutto gli agricoltori: "Finalmente le nostre istanze sono state accolte — sottolinea soddisfatto Prisco Sorbo, direttore di Coldiretti Bologna — è un segnale positivo di un’azione decisa della Provincia".
(Il Corriere della Sera)