Riceviamo e pubblichiamo:
La manifestazione nazionale di protesta che si terrà a Roma il 9 marzo 2010 non può limitarsi a chiedere solo la modifica della 157/92.
La posta in palio è molto più alta e molto più importante della sia pur necessaria modifica della legge statale sulla caccia .
Lo scontro epico a cui stiamo assistendo nel nostro Paese contrappone la cultura urbana a quella rurale. La cultura urbana manifesta un diffusa ignoranza (non conoscenza) della gente che vive nelle grandi città , così lontana dalla realtà e dalla conoscenza dei meccanismi che regolano l’ecosistema.
E’ in questa ignoranza che si nutre e prolifera l’integralismo animal-ambientalista.
Per attirare l’attenzione degli ignari cittadini, usano il terrorismo psicologico, predicano il catastrofismo, vestono i panni dei profeti di sventura.
Buco nell’ozono, effetto serra, surriscaldamento del pianeta, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello degli oceani, pandemie e catastrofi naturali…
La tattica è quella del terrorismo: spaventare la gente per attirarne l’attenzione e proporsi come salvatori dell’umanità e del pianeta.
La cultura rurale è invece portatrice di un antico sapere, le cui radici sono saldamente piantate nella storia, nella cultura e nelle tradizioni popolari, dove la conoscenza è alla base del rispetto. In un ambiente rurale, gli animali vivono in simbiosi con l’uomo che li alleva, li accudisce, li cura, fino a poi servirsene, in diversi modi.
Fin dall’antichità la cultura rurale, con il suo buon senso e con le sue tradizioni, ha sempre prevalso sulla cultura urbana.
Solo negli ultimi anni la cultura urbana sta rischiando di prevalere su quella rurale.
Ecco perché manifestiamo a Roma il 9 marzo 2010: per impedire che la cultura rurale, con la propria storia, con le proprie tradizioni, con il proprio sapere, con la propria saggezza, venga sopraffatta dalla cultura urbana.
A Roma devono unirsi tutti i difensori della cultura rurale. Con sistematica periodicità, si discute se, per difendere la cultura rurale, sia necessario costituire un nuovo partito. La risposta è SI !
Bisogna costituire un partito in ogni partito, che sia trasversale ad ognuno di essi. La soluzione consiste nel dare vita al Coordinamento delle categorie economiche e sociali interessate alla difesa ed alla promozione della cultura rurale, per creare una vera e propria lobbie che sappia “allevarsi” esponenti politici in tutti i partiti ad ogni livello istituzionale e curare i rapporti con i mezzi di comunicazione.
Spetterà a questo Coordinamento, esterno ai partiti ma collegato ad essi, diffondere nella politica e nella società civile un nuovo messaggio, portatore di antiche tradizioni, di buon senso, di saggezza, riportando la cultura rurale ad essere considerata come patrimonio dell’intera collettività.
Ecco la sfida che ci attende per il prossimo futuro, unica via per uscire dall’isolamento e per ritornare ad essere maggioranza nel Paese.
on. Sergio Berlato
Deputato italiano al Parlamento europeo