“Chi al Parlamento si è assunto la briga di difenderci autoproclamandosi paladino del mondo che ci contraddistingue, sicuramente non ha tenuto fede agli impegni assunti”. Caccia Ambiente fa eco alla critica avanzata giorni fa dall'On. Sergio Berlato nei confronti dell'Intergruppo Amici del Tiro, della Caccia e della Pesca.
Ma l'inoperatività e l'inefficienza, denuncia la nota di Caccia Ambiente, hanno caratterizzato anche altre realtà. “Il mondo partitico tradizionale ha sempre promesso e mai mantenuto, il mondo associativo (con esclusione di alcune realtà aggreganti che fortunatamente agli interessi trasversali hanno saputo anteporre l’unione del mondo venatorio nell’interesse dello stesso) non è stato in grado di garantire quel ruolo di tutela sindacale che ci si aspettava. Tutto questo ha segnato le condizioni in cui oggi cerchiamo di gestire quel poco che ci è rimasto”. Ora che giochi si fanno seri, fa sapere il partito, Caccia Ambiente si propone come “unica alternativa possibile”.
Agli scettici Caccia Ambiente porta un esempio concreto anche se “opposto” a quello della causa venatoria. “Anni fa, dopo alcuni tentativi, nasceva il partito dei Verdi (oggi fortunatamente in via di estinzione) che negli anni è arrivato a tanti successi fino a far sedere alcuni protezionisti al parlamento e uno di loro presso il Ministero dell’ambiente”. “Non dimentichiamo quante testimonianze hanno lasciato con i loro atti, leggi, provvedimenti e divieti” fino a “cambiare l'Italia in un grande parco naturale”.
“Non crediamo al partito delle categorie”, torna a puntualizzare Caccia Ambiente. “Non siamo altro che gli ambientalisti che stanno dall'altra parte della barricata”.