Il Tar di Firenze ha accolto il ricorso della Lav ed annullato definitivamente il provvedimento approvato dalla Provincia di Siena nel febbraio del 2008, con il quale si autorizzava il prelievo di daini e caprioli. Si tratta solo dell'atto formale che chiude una vecchia questione, che ha il suo centro nella mancata comunicazione di un numero preciso dei capi da abbattere. Il Tar già al momento dell'approvazione aveva infatti sospeso immediatamente il provvedimento e confermato la decisione nella successiva udienza dell'11 marzo 2008.
Dalla sentenza dello scorso 5 gennaio si evince che la Provincia di Siena in quell'occasione ha palesemente violato la legge 157. In una nota diffusa dalla LAV, si legge che: "la sentenza del TAR di Firenze indica, senza ombra di dubbio, che la gestione della fauna selvatica deve sottostare alle indicazioni previste dalla normativa nazionale, quella normativa che molte amministrazioni provinciali tendono ad aggirare alla ricerca di facili consensi all'interno del mondo venatorio”.
La Lav ne trae spunto anche per una polemica dai toni politici : “soprattutto nei periodi che precedono i confronti elettorali, la fauna selvatica viene purtroppo utilizzata come “moneta di scambio” da parte di candidati senza scrupoli. Accattivarsi le simpatie dei cacciatori con promesse di deregulation normativa, garantisce un buon numero di voti che gli stessi cacciatori, ignari di essere semplici pedine in un gioco più grande di loro stessi, incautamente affidano ai loro politici di riferimento. A farne le spese, come al solito, sono coloro che non si possono difendere, che non hanno voce in capitolo: le migliaia di animali selvatici che vengono uccisi grazie alla connivenza di alcune amministrazioni provinciali".
Secondo Massimo Vitturi, responsabile del settore caccia e fauna selvatica della Lav la sentenza è :“uno stop chiaro e inequivocabile alle tante aperture nei confronti del mondo venatorio, volute dallo stesso presidente regionale Martini che lo scorso anno organizzò un convegno sulla caccia ad Arezzo, nel corso del quale i cacciatori proposero la loro “soluzione finale” al problema dei danni causati dagli animali selvatici all'agricoltura”.
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