Quanto incide la presenza delle nutrie sul cedimento degli argini di alcuni fiumi messi alla prova dalle intense piogge? Questa ed altre domande dovrebbero essere messe davanti nel progettare una efficace azione di prevenzione rispetto alle calamità naturali che riguardano il nostro paese, anche se amministrazioni comunali e provinciali non sempre hanno a loro disposizione i mezzi adatti per affrontare questo tipo di situazioni.
Così mentre il Tar di Parma accoglieva il ricorso della Lac (Lega per l'Abolizione della Caccia) in merito alle ordinanze dei comuni di Colorno, Polesine e Busseto che concedevano l'abbattimento delle nutrie per limitarne la diffusione e gli effetti devastanti, in Toscana il fiume Serchio, martoriato dalle gallerie scavate da chissà quanto tempo dai grossi e numerosi toponi, cedeva in alcuni punti allagando diversi comuni e causando danni per 170 milioni di euro.
Ma se i Tribunali Ammministrativi Regionali altro non fanno che verificare che la legge sia o meno stata applicata in maniera corretta, la Lac, che difende questi animali organizzando continui ricorsi e campagne di sensibilizzazione per salvarli, nulla propone per limitare l'effetto delle loro devastazioni e ridurre il numero delle nutrie. Ed anche se in questo genere di problema la caccia c'entra molto poco, visto che nessun cacciatore smania per sparare alle nutrie, la Lac sul proprio sito web tira in ballo l'intera categoria affermando che l'abbattimento delle nutrie “provoca un aumento del fenomeno” e accusando i cacciatori, si legge testualmente, di “immettere questi animali per avere una scusa ignobile per il loro macabro hobby”.
Racappricciante anche la considerazione sull'esorbitante numero degli esemplari sul suolo europeo: "cosa dire del fatto - scrive Samuele Venturini, qualificato come "esperto di nutrie" della Lac - che la popolazione umana europea è di circa 731 milioni di esemplari?? Ben 3 volte superiore a quella ipotetica della nutria".