Ancora una volta Malta è sotto accusa per le proprie scelte in fatto di caccia. A denunciare questo Stato già condannato per il mancato rispetto della direttiva Uccelli, è BirdLife International (organizzazione internazionale alla quale aderisce anche l'italiana Lipu), che ha messo in piedi una campagna di sensibilizzazione con la quale mira ad ottenere una presa di posizione da parte del primo ministro Lawrence Gonzi (foto) che vorrebbe riaprire la caccia primaverile a quaglia e tortora, ossia reiterare, secondo gli ambientalisti, la stessa condizione per cui Malta ha ricevuto la condanna UE.
Secondo i numeri diffusi dall'associazione, a Malta opera la più alta densità europea di cacciatori per chilometro quadrato, a cui è permesso cacciare legalmente 32 specie e usufruire di una stagione venatoria di cinque mesi, unico caso in Europa. Inoltre l'isola è interessata da un consistente numero di reati di bracconaggio ai danni di specie protette, i quali, secondo l'associazione raramente verrebbero denunciati alle autorità .
Malta si trova lungo la rotta di migrazione Europa-Africa e vanta il passaggio di ben 389 specie di uccelli provenienti da 48 Paesi (36 in Europa e 12 in Africa). “La caccia illegale a Malta - ha dichiarato Angelo Caserta, direttore BirdLife Europa - costituisce per noi una seria preoccupazione a causa delle dimensioni delle attività illegali e alla mancanza di un'efficace azione governativa contro di essa".
"BirdLife non è contro la caccia legale - puntualizza Caserta - e non sosteniamo alcun tipo di boicottaggio turistico contro Malta come erroneamente affermato dalla lobby venatoria. Non sono quelli che chiedono la fine della caccia illegale che stanno dando una cattiva immagine di Malta, ma piuttosto sono i bracconieri che abbattono quelle stesse specie per la cui protezione altri Paesi spendono milioni di euro. Le autorità - ha concluso Angelo Caserta - insistono nel minimizzare la reale dimensione del bracconaggio e non mettono in atto azioni efficaci per mettere fine a questa pratica".