Torna alla ribalta delle cronache locali l'emergenza cinghiali. In molte regioni italiane i cinghiali in sovrannumero sono la causa di continue discussioni e tensioni sui metodi utilizzati per arginare la situazione.
Ne è un esempio ciò che negli ultimi mesi sta accadendo nel genovese, dove la Polizia Provinciale impegnata nelle complicate operazioni di cattura, ha dovuto affrontare anche le aggressioni da parte dei “fan” del cinghiale Piero e soci, un consistente gruppo di persone che si è strenuamente opposto all'idea che i cinghiali potessero essere soppressi. Pochi giorni fa l'assessore Briano ha sottolineato la necessità di proseguire con tali interventi, oltre che di evitare il foraggiamento da parte della popolazione.
La forte presenza di questi ungulati danneggia soprattutto il settore agricolo. Secondo Coldiretti Marche dal 2005 ad oggi nella regione si sono registrati danni per oltre otto milioni di euro, di questi solo la metà è stato risarcito. L'associazione agricola, in vista delle modifiche alla legge regionale sulla caccia, ha chiesto in tal senso un regolamento generale per la gestione degli animali selvatici, che sia la stessa per tutte le province, valutando quale debba essere il numero massimo di animali anche in rapporto alla zona in cui si trovano, comprese le aree protette.
La situazione non è certo più rosea in Umbria, dove esiste una concentrazione eccessiva di cinghiali, soprattutto nell'area del Trasimeno. Il consigliere regionale Aldo Tracchegiani ha recentemente posto l'attenzione sulla figura del cacciatore ricordando come la sua proposta di modifica della legge 157/92 lo definisse quale ''tutore del patrimonio faunistico e ambientale e, di conseguenza, responsabile gestore del territorio''. Per la questione cinghiali il consigliere punta ora su una effettiva e proficua collaborazione fra agricoltori, cacciatori ed istituzioni.
Non è immune dal problema cinghiali nemmeno il Lazio. Secondo Gabriel Battistelli, presidente di Coldiretti Viterbo, la situazione è sempre più difficile e non solo per i danni causati ai raccolti. “Siamo ormai di fronte a un autentico problema sociale – ha dichiarato Battistelli - Il nostro settore è indubbiamente quello che, da anni, paga il prezzo più caro per la mancanza di una politica capace di riportare le popolazioni di cinghiali, a una densità sostenibile dal territorio”. Negli nostri uffici – afferma Battistelli - tutti i giorni c’è qualche imprenditore agricolo che si dispera per i danni ricevuti accusando le pubbliche amministrazioni di immobilismo di fronte di questo annoso problema che, al contrario di ciò che viene da qualcuno sostenuto, è costante e persino in aumento”. La Coldiretti qui come altrove, ha rinnovato l'appello a Provincia, Regione e agli Enti Parco affinché si ricerchi e si trovi, anche attraverso protocolli tecnici come per la riserva naturale di Tuscania, una efficace soluzione a questa emergenza, sottolineando come tale situazione porti ad un progressivo impoverimento delle risorse finanziarie che invece potrebbero essere destinate allo sviluppo e alla tutela dei territori rurali.