Come c'era da aspettarsi, dopo l'ok del Senato sull'articolo 38, l'esercito degli anticaccia si è subito mobilitato e ha preso la palla al balzo per lanciare l'ennesima campagna di delegittimazione che mira ad eliminare in Italia un'attività regolata in ogni suo aspetto e praticata da milioni di persone in tutto il mondo.
Così fa per esempio l'Enpa, che ne approfitta per dare nuovo slancio alla mossa pubblicitaria incentrata sulla denigrazione dell'uomo cacciatore (con tanto di foto ad effetto su giornali e tv nazionali e locali). ''Di fronte allo scempio della natura voluto oggi dal Senato – scrive l'Enpa -, di fronte alla deregulation sui calendari venatori che saranno gestiti a piacimento delle Regioni, la caccia non si regola, ma si abolisce".
L'associazione inneggia ad una rivolta popolare contro la caccia: "Proponiamo al mondo animalista ed ambientalista, ma anche a milioni di cittadini italiani, di passare al contrattacco dopo l'infinita serie di provocazioni dei cacciatori estremisti, che purtroppo trovano ascolto in quel mondo politico convinto che i fanatici della doppietta siano un inesauribile serbatoio di voti. Mettiamo fine a questo paradosso: gli italiani, che nella grande maggioranza sono abolizionisti di ogni sparo per gli animali selvatici, non possono essere ostaggio di una minoranza esigua che colpisce l'ambiente, la coscienza collettiva, le norme dell'Unione Europea''.
Sugli stessi toni il presidente di LifeGate Planet Onlus Marco Roveda che propone un referendum per abolire la caccia. “Perché il Parlamento ignora la volontà del 90% degli italiani che è contro la caccia? Chiediamo un gesto di civiltà, organizziamoci, proponiamo un referendum per abolire definitivamente la caccia”.