In questi giorni spot e trasmissioni Rai hanno invitato ripetutamente gli italiani a pagare il canone. Una tassa necessaria, è stato ricordato, che permette di far sì che la televisione sia sempre un bene al servizio di tutti.
Viene da chiedersi, allora, se i cacciatori italiani non debbano considerarsi cittadini di serie b, visto che sulle disposizioni nella legge Comunitaria su cui troppo si è polemizzato, alla categoria non è praticamente mai stata data parola o diritto di replica. Così che la casalinga o lo studente, l'idraulico o il manager (se già non avevano una propria idea data dalla conoscenza diretta di cacciatori e legislazione venatoria), hanno potuto appiccicare addosso ai cacciatori l'etichetta di inguaribili sparatori disinteressati al bene della natura e della fauna selvatica.
Lo si è visto ai Tg nazionali ma anche negli spazi dedicati all'approfondimento e all'attualità. A parlarne in questi toni, per esempio, è stato il vicedirettore della Stampa Massimo Gramellini nella sua rubrica fissa alla trasmissione Che tempo che fa, il quale ha esordito così “il Senato ha approvato una leggina che consente alle Regioni di dilatare quanto vogliono i termini della caccia ai volatili. Finora erano cinque mesi, ora potranno essere anche tredici” - ha detto ironicamente Gramellini tralasciando volutamente particolari fondamentali, come per esempio la parte che stabilisce che le Regioni nulla potranno decidere se non attenendosi a principi scientifici e biologici nel rispetto di ogni specie come stabilisce la Direttiva Ue in vigore; e, inoltre, mentendo sul tempo effettivamente concesso: la caccia non dura cinque mesi ma quattro mesi e una settimana al massimo.
Augurandosi che questo provvedimento venga fermato alla Camera, il giornalista ha continuato così “io lo so che i cacciatori si lamentano perchè dicono che in tv ci vuole par condicio. Chiedo scusa, ma io sulla caccia non riesco” poi, in tono scherzoso ha detto “sono l'esponente dei fagiani”. Gramellini ci dà uno spunto di riflessione importante per farci capire come la questione venga affrontata con superficialità, senza la minima conoscenza e sentenziando sulla base di sensazioni comuni di carattere protezionista. Ecco contro cosa ci dobbiamo scontrare. Pressapochismo e falsità ripetute a memoria (non a caso le espressioni usate sono sempre le stesse), unite ad un sentimentalismo infantile.
Fortunatamente poco dopo nella stessa trasmissione a raccontarci la natura, stavolta sì con un pizzico di ironia, è la bella e brava Isabella Rossellini. L'attrice, che sta portando avanti un progetto scientifico – artistico che racconta il sesso degli animali attraverso dei piccoli corti recitati, ha ricordato quando da piccola raccoglieva le lumache per mangiarle ed ha parlato dell'allevamento di ostriche, cozze e vongole che lei gestisce come alcuni suoi vicini per ristabilire l'equilibrio nella baia in cui vive, negli Stati Uniti, senza alcun timore nell'ammettere che ha il permesso di pescarne e mangiarne almeno la metà.
Naturalmente di fronte a tanta freschezza e naturalezza, il conduttore Fabio Fazio non ha avuto nulla da obiettare, anzi, quando la Rossellini ha nominato la papera come suo animale preferito (sempre in tema di sessualità animale), il conduttore ha associato subito il volatile al patè. Forse pensando che oche, anatre e papere siano donatrici di organi (fegato compreso)?