Fare “di tutta l’erba un fascio” è sbagliato, i colpevoli del misfatto sono i politici che hanno votato questo “pasticcio elettorale”. Così Arcicaccia interviene in merito alle polemiche che sono scoppiate dopo la votazione al Senato. "E’ inaccettabile che le furbizie di costoro – alcuni rappresentanti del mondo venatorio - vengano attribuite indiscriminatamente a tutti".
Non avendo richiesto quelle modifiche - puntualizza Arcicaccia - "riteniamo ingiustificati gli attacchi generalizzati a quanti praticano l’attività venatoria (c’è in tutto il mondo) che coinvolge anche quanti impegnati unitariamente nella gestione faunistica, nei ripristini ambientali negli Ambiti Territoriali di Caccia e nei Comprensori Alpini laddove le componenti agricola, ambientalista e venatoria convivono civilmente positivamente soprattutto laddove la collaborazione è ispirata alle indicazioni del mondo scientifico".
Ma "i segnali politici di ripensamento che arrivano in queste ore da Governo e Parlamento - per l'Associazione - sembrano voler ripristinare un punto di equilibrio condiviso sui tempi di caccia in Italia che riporterà certezza. Ci aspettiamo una “Legge Comunitaria” che venga rapidamente approvata dalla Camera dei Deputati per chiudere questa brutta pagina e, contestualmente, una brutta e sterile storia che dura da anni".
Arcicaccia tiene a precisare che la legislazione vigente sulla caccia (ma anche quella sui parchi) entrambe operative del 1992 , hanno permesso di fare passi avanti verso la conservazione e la valorizzazione delle specie selvatiche anche rispetto ad altri Paesi d’Europa, essendo "frutto della ragionevolezza e del confronto civile" che, all'epoca hanno prevalso sui “tamburi di guerra” della caccia off-limits e quelli dell’estremismo referendario. "Strillavano gli ultras da una parte e dall’altra e, già allora, gli italiani dimostrarono di non capire per nulla le ragioni degli “uni” e, alla fine, si espressero dimostrando che avevano creduto poco anche alle ragioni ideologistiche e strumentali degli gli “altri”. Poi è tornato il primato della tutela del “bene comune” e con essa la politica, quella buona, che scrisse la legge.”
Per Arcicaccia è il momento di alzare il livello di confronto: "ripartiamo tutti da qui - sottolinea l'associazione venatoria - e dai problemi reali della tutela dell’agricoltura laddove, davvero, c’è un problema di danni conseguenti alla consistenza di alcune specie. Affrontiamo la questione di ristornare alle Regioni le risorse nazionali di loro competenza e controlliamo la spesa degli Enti preposti alla gestione della fauna. “Espelliamo” sin da questa campagna elettorale quegli “sciacalli” alla ricerca di visibilit�che ricompaiono nelle liste ogni qualvolta si vota promettendo più tempi, più specie… più fesserie. Costruiamo un Tavolo serio di lavoro.
Riusciranno gli uomini onesti e di buona volontà - chiede infine Arcicaccia - ad aprire una nuova stagione di confronto? L’imperativo per riuscire è isolare gli estremismi vecchi e noiosi ma anche le strumentalizzazioni “di ritorno”.