Il presidente della sezione bellunese di Federcaccia, Renato Menech, è intervenuto in questi giorni tornando sulla questione rabbia e spiegando alla popolazione, attraverso le pagine del Corriere delle Alpi, quali siano i sintomi e il decorso della malattia. “Non voglio neppure entrare nel merito se sono state trascurate alcune azioni preventive e se sì, di chi sono le colpe – dichiara Menech - Immagino che siano state coinvolte anche altre associazioni, oltre che il mondo venatorio”.
Ma il grosso delle misure è stato affidato ai cacciatori, pare. “Che i cacciatori siano rimasti oramai tra i pochi conoscitori e assidui frequentatori dei boschi e della montagna è cosa assodata - afferma de Menech - ed è pure assodato che sono ottimi conoscitori del territorio e della fauna selvatica a loro affidata per la gestione venatoria”.
La situazione, tuttavia, sembra essere tutt'altro che risolta. “Con i tempi che corrono non sarebbe prudente operare da soli, non vorremmo domani essere accusati di non aver fatto le cose per bene“ ha sottolineato il presidente. In ogni caso, come specificato da De Menech, la responsabilità dell’operazione anti-rabbia non potrebbe in nessun caso essere addebitata ai cacciatori, che hanno anzi il merito di offrire “i loro servigi alla comunità volontariamente, seguendo le direttive della Regione Veneto e della Provincia”.