Riceviamo e pubblichiamo:
Mi son reso conto di essermi “ficcato” in un circuito di interventi e contro-interventi personalizzati sul WEB che non riesco a gestire con l’efficacia e soprattutto con la tempestività che sarebbero invece necessarie a rispettare le giuste attese di chi mi sollecita a replicare e poi a replicare alla replica della replica.
Proverò, quindi, a mantenere questo dialogo con tutti voi riproponendovi - di volta in volta - nuovi spunti di riflessione collettiva che condensano i principi delle singole risposte che avrei dovuto dare ad ognuno. Continuerò, invece, a rispondere personalmente a quanti mi scriveranno all’indirizzo [email protected].
Siccome qualcuno mi ha fatto giustamente notare di non possedere il dono della sintesi, mi trovo costretto a “spezzare” le mie riflessioni. Oggi ve ne propongo alcune sul concetto di democrazia e di consultazione della “base”, cui poi ne seguiranno altre, strettamente correlate, sul concetto di utilità o pericolosità di manifestare ed infine altre sul metodo di lavoro alternativo che propone l’ANUUMigratoristi.
Frequento poco il Web ma chi mi conosce sa che amo moltissimo incontrarmi e confrontarmi con i miei soci e se posso cerco di non perdermi mai una assemblea, una riunione o qualsiasi altra occasione utile per dare, ma soprattutto per ricevere, informazioni, pareri, indicazioni, suggerimenti di utilità reciproca. Questo ho detto sino ad oggi e non di aver consultato la base prima di prendere la decisione che ho preso sulla manifestazione insieme agli altri dirigenti dell’associazione.
Ci sono dei momenti o delle situazioni, infatti, che richiedono ad un dirigente di dimostrare di essere tale prendendo anche autonomamente delle decisioni. Momenti e situazioni in cui sei profondamente convinto della bontà della tua scelta (anche se sai che nessuno è infallibile o ha la verità in tasca) e sei quindi pronto ad accettarne i rischi, ad accettare il fatto di non essere capito subito da tutti e quindi di trovarti appoggiato solo da una parte dei tuoi soci. Non essere capito non perché, necessariamente, tu sia a conoscenza di cose che i soci non conoscono, ma più semplicemente perché la tua scelta - come in questo caso del no alla manifestazione - implica di percorrere una via che appare più lunga, più scomoda, più difficile e che non consente nemmeno ai tuoi soci almeno di “sfogarsi” in modo immediato.
Se un dirigente non si è mai trovato in questa situazione per me significa che non ha mai nemmeno provato a valutare approfonditamente la richiesta che gli viene avanzata, oppure che non è un dirigente, ma è un “diretto”, ossia uno che, per il quieto vivere, accetta passivamente tutto anche quando è convinto che si tratti di una cosa sbagliata. Lo fa per non assumersi le responsabilità che invece implica proprio il fatto di essere un dirigente.
Io non appartengo a queste categorie di dirigenti e aggiungo che ciò non significa affatto non essere democratici, ma anzi esaltare il concetto di democrazia insito nel mandato di rappresentanza che i soci conferiscono ai loro dirigenti, dandogli il diritto ma soprattutto il dovere di comportarsi come tali a patto che siano pronti ad assumersene la responsabilità. Ed è esattamente quello che ho fatto io a proposito della manifestazione .
Consentitemi di dire che non credo di essere né matto né stupido: so perfettamente quanto sarebbe stato facile ottenere “successo” personale o per l’ANUUMigratoristi, consensi, pacche sulla spalla, abbracci fraterni o nuove “tessere” assecondando il desiderio di manifestare. Ma questi non sono i miei obiettivi, lo saranno forse per altri: io punto solo a favorire la risoluzione dei problemi e credo davvero che manifestare, oggi, a questo fine non serva, ma sia addirittura controproducente.
Il perché, come promesso, ve lo espliciterò con un successivo intervento.
Cordiali saluti a tutti.
Marco Castellani