Chi ha visto la trasmissione di Porta a Porta ieri sera non può che concordare sull'esito positivo della serata. Finalmente le inconsistenze della grancassa mediatica sono state ridimensionate, i cacciatori hanno potuto dire la loro e discutere ai massimi vertici sulle incomprensioni tra ambientalisti e mondo della caccia. Della caccia è stato ricordato il valore sociale ed economico, si è parlato di tradizioni e di ruralità e pare che dalle diverse posizioni si sia giunti a dei punti comuni. A partire dalla posizione del Ministro Stefania Prestigiacomo che seppur rimarcando la ferma contrarietà al provvedimento approvato al Senato, che continua a considerare un “colpo di mano” perchè il testo approvato, dice, è diverso dal testo inizialmente concordato, si è detta disponibile a rivedere le novità sul calendario a patto che il parere dell'Ispra diventi vincolante rispetto alla dilatazione dei tempi di caccia. Possibilità non esclusa dal Senatore Franco Orsi, che ha riconosciuto in questa modifica alla Camera una possibilità per portare a casa un testo che recepisce la direttiva 79/409/Cee e che quindi permetterà di adeguare il prelievo venatorio per alcune specie alle specificità biologiche delle stesse in relazione al periodo di nidificazione e di migrazione e delle diverse condizioni regionali. Lo stesso Orsi ha ricordato come in molti altri paesi d'Europa si caccino alcune specie fino al 20 febbraio, mentre per altre la chiusura è anticipata a dicembre. Stuzzicato dai diversi interventi sull'onda emotiva del leader dei Verdi Angelo Bonelli, Orsi ha potuto spiegare alcuni aspetti contenuti nel testo di modifica della 157/92 come la possibilità di cacciare nelle aree incendiate, per rispondere alle finalità della legge attualmente in vigore, che per ragioni di ricostituzione del manto vegetale, da una parte vieta il pascolo sulle stesse, mentre dall'altra consente agli ungulati (capriolo e cervo ad esempio) di pascolarvi liberamente. Alla contestazione, questa volta del presidente della Lipu Giuliano Tallone, della possibilità dei cacciatori di accedere nei fondi privati, Orsi ha argomentato che se la selvaggina è patrimonio indisponibile dello Stato, bisognerebbe a questo punto farla diventare di proprietà dei privati, vanificando così una filosofia fino ad oggi sostenuta – a corrente alternata - dal mondo ambientalista! Insomma come sottolineato dallo stesso Vespa, l'ambientalismo italiano vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca. Bonelli ha poi attaccato il deputato dell'Italia dei Valori Gabriele Cimadoro sulla sua proposta per la depenalizzazione dei reati di bracconaggio. Il discorso sarebbe stato lungo e troppo complicato da spiegare in un contesto mediatico come quello di Porta a Porta, cosicchè il telespettatore medio che di legislazione venatoria sa poco o nulla, non ha forse avuto modo di comprendere lo spirito di una proposta molto più sensata di quello che possa sembrare: si tratta di modificare l'approccio della legge modificando le ritorsioni penali, in modo che se un cacciatore colpisce per sbaglio un animale non cacciabile, paga una ammenda anche più elevata e si può vedere ritirata la licenza di caccia, più o meno come succede per le infrazioni del codice stradale. Convincente anche il presidente Federcaccia Gianluca Dall'Olio, il quale ha ribadito il valore delle disposizioni nella Comunitaria in virtù di un necessario aggiornamento della nostra caccia a quella degli altri paesi europei ed ha rimarcato il tentativo di mistificare tali contenuti agli occhi dell'opinione pubblica attraverso una campagna denigratoria della caccia condotta su giornali e tv. Una campagna, ha spiegato Dall'Olio, che dura da un ventennio ed è uno dei motivi per cui il numero dei cacciatori è in netta diminuzione rispetto al boom registrato negli anni 70. Una buona difesa della caccia è ancora più credibile quando a farla è un divulgatore mediatico molto vicino al mondo rurale come il conduttore di Linea Verde Massimiliano Ossini, il quale ha saputo rapportare la figura del cacciatore all'apporto che esso dà all'agricoltura, alla risoluzione di problematiche altrimenti inaffrontabili come quella dello storno o degli ungulati in sovrannumero, così come al contributo nella difesa del suolo e del territorio e di un patrimonio culturale e sociale importante. Per capire queste cose – ha sottolineato Ossini – bisognerebbe uscire dalle scrivanie e andare in mezzo a questi uomini per vedere come lavorano. Vai alla notizia Talk Show sulla caccia su Repubblica.it |