La pioggia di critiche da parte del mondo anticaccia rispetto alla trasmissione di Porta a Porta di lunedì scorso, non fa che confermare che finalmente la tv ha concesso uno spazio di confronto equo anche al mondo venatorio e che le ragioni portate durante la serata sono risultate ragionevoli e fondate.
Un comunicato congiunto di Ente nazionale protezione animali (Enpa), Lega antivivisezione (Lav), Animalisti Italiani, Oipa, Una, Lida, Associazione Vittime della caccia si scaglia contro gli “orrori delle doppiette”. Secondo le associazioni durante la trasmissione sarebbe stata mostrata “la guerra della caccia alla natura con tanto di fucili in studio''. Gli animalisti se la prendono con la Rai e chiedono al Parlamento “il ripristino dell’arco temporale massimo di caccia e del 1 settembre/31 gennaio”.
“Nessuno crede più alla presa in giro con cui si dice che la caccia dovrebbe servire a ristabilire l’equilibrio di alcune popolazioni di animali selvatici - ad esempio gli ungulati -, quando sono proprio i cacciatori che reimmettono continuamente questi animali" sottolineano l'Enpa sul suo sito. Secondo questi anticaccia gli animali impallinati curati dai centri recupero fauna mostrati da Porta a Porta sono solo una piccola parte, "perché molto spesso, per paura di incorrere in sanzioni, il cacciatore/bracconiere li lascia a terra, privandoli delle cure e destinandoli ad una lenta, agonia".
"Ormai la figura “romantica” del cacciatore - conclude la nota di Enpa- è morta, e i tentativi di deregulation e di “caccia selvaggia” della lobby venatoria estremista - formata ormai in maggioranza da ultrasettantenni - lo dimostrano: uccidere il più possibile, ovunque, in qualsiasi periodo dell’anno, depenalizzando reati anche gravi: chiediamo alle forze politiche di respingere ogni forma di deregulation".
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