Grande partecipazione all'incontro di Federcaccia Umbria sulle tematiche venatorie tenuto lo scorso sabato a Spoleto. Presenti quasi il 90 per cento dei presidenti di tutte le sezioni comunali ma anche molti quadri provinciali, regionali e nazionali. A rappresentare le istituzioni c'erano il presidente della Provincia di Terni Feliciano Polli, l'assessore alla Caccia Filippo Beco e ilconsigliere delegato alla Caccia per la Provincia di Perugia, Franco Granocchia.
Si è discusso di caccia di qualità, di progetti di ripopolamento e del prezioso lavoro degli Atc, del nuovo regolamento per la caccia al cinghiale e del calendario venatorio. Particolarmente incisivo è stato l'intervento del presidente dell’Ambito territoriale di caccia Perugia 1 Quartilio Ciofini che ha ricordato che i danni alle colture causati dai cinghiali da soli si prendono circa il 50% del bilancio annuale dell’Atc, a scapito delle altre specie e delle altre forme di caccia ed ha introdotto il tema della modifica dei settori riservati alle squadre cinghialare al fine di rispettare le altre forme di caccia e i territori vocati per la caccia al suide. Le modifiche sul regolamento, auspicate da tempo da Federcaccia trovano la rinnovata disponibilità da parte delle due istituzioni provinciali e di tutte le squadre di cinghialai.
Sul calendario venatorio è invece emersa la volontà di riflettere sulla possibilità di ottenere un’apertura unica della stagione alla selvaggina stanziale. Ciò comporterebbe una minore pressione venatoria su tutte le specie rispetto a quanto avviene attualmente, con la nobile da penna e la lepre che sono oggetto di caccia un po’ per tutti fino all’apertura del cinghiale.
Il Consigliere di Presidenza Nazionale Massimo Buconi ha fatto il punto della situazione sul recepimento della Direttiva comunitaria 79/409 in Parlamento. "La norma, come noto - si legge nel comunicato Fidc - è finalmente passata al Senato con 31 anni di ritardo rispetto all’approvazione del Parlamento europeo. Prima del suo definitivo accoglimento, per il quale si prospetta una battaglia durissima alla Camera dei Deputati, il Parlamento italiano ha deciso di attendere le consultazioni elettorali regionali, a fine marzo. Ad ogni modo, nessuna modifica di sorta si rivelerà efficace finché l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) non verrà tolto dalle dipendenze del Ministero dell’Ambiente (che lo tiene in vita senza finanziarlo) e restituito alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, affinché cominci finalmente a svolgere il suo importantissimo ruolo di controllo, monitoraggio e indicazione sullo stato di salute delle varie specie cacciabili e non".