Non bisogna sottovalutare l'influenza che certi personaggi esercitano su una parte consistente dell'opinione pubblica sensibile alle tematiche ambientali. Licia Colò per esempio non manca di portare avanti una crociata personale contro la caccia, servendosi degli spazi della televisione pubblica e della propria influenza mediatica. Così fa per esempio nella rubrica Animali e Animali de Il Salvagente, in un articolo intitolato “Fermiamo alla Camera tutti gli 007”.
La Colò è categorica: “questo articolo 43 della legge Comunitaria per la caccia no limits non deve passare” dice, invitando i deputati a ribellarsi ad “uno scempio che ci porterebbe fuori dall'Europa”.
Secondo la nota presentatrice televisiva in un'epoca di particolare sofferenza per l'ambiente discutere se “dare libertà di uccisione tutto l'anno” ai cacciatori sarebbe una inutile perdita di tempo rispetto ad altre priorità e le norme alla Camera conferirebbero ai cacciatori la “licenza di uccidere”. La Colò non è "inorridita" soltanto dalle disposizioni alla Camera, ma dalla caccia in generale: “che cosa c’è in un uomo che prova la necessità di togliere la vita a un altro essere vivente?” scrive.
Tutto è ora in mano a due donne, a cui la Colò dichiara tutto il proprio sostegno. La Brambilla e la Prestigiacomo - spiega - devono “convincere un uomo, il ministro delle Politiche comunitarie, Ronchi, a dare parere negativo, come aveva fatto fino al mese scorso, a quell’articolo approvato al Senato. Devono convincere il Palazzo di Montecitorio, a stragrande maggioranza di uomini, a bocciare uno scempio che ci porterebbe fuori dall’Europa. Hanno tutto il mio sostegno, l’incoraggiamento di tutte le persone civili. Donne, e uomini.
Ecco l'articolo completo:
Fermiamo alla Camera tutti gli 007
Quando leggo certe notizie rimango davvero allibita. Ci si riempie tutti la bocca di parole come natura, naturale, ecologico… Si parla sempre più spesso di tutela ambientale e poi nel più assoluto silenzio passano leggi che, oltre a non tutelare l’ambiente, lo privano della sua stessa vita. I nostri fiumi, un tempo balneabili, adesso spesso non lo sono più e non hanno neanche più pesci. I nostri mari sono avvelenati, i nostri cieli sono deserti e i superstiti sono stati costretti a migrare nelle città, vedi storni e piccioni. I nostri boschi, che sono sempre di meno perché violentati ogni anno dal fuoco, non hanno voce per difendere la propria anima. E noi cosa stiamo facendo? Perdiamo ancora tempo a discutere se uccidere “solo” cinque mesi l’anno e “solo” determinate specie, oppure dare la libertà d’uccisione tutto l’anno. Ecco, tutto ciò in quest’epoca mi fa inorridire.
Che cosa c’è in un uomo che prova la necessità di togliere la vita a un altro essere vivente? Lo fa per sopravvivenza? Non prendiamoci in giro. Di fronte alla crisi mondiale, al terremoto di Haiti, a milioni di persone che ancora muoiono perché non hanno accesso all’acqua potabile, il tempo delle beffe è finito. Ma finito davvero. Non ci sono più né il tempo né la voglia di discutere di certe cose, ma è proprio questo disinteresse che lascia libera la strada a chi nel silenzio continua a operare per portare a casa la tanto ambita “licenza d’uccidere”. Peccato che non si tratti del famoso film di 007, ma di quello che accade nel nostro Parlamento. Ora fermiamoli alla Camera: questo articolo 43 della “legge comunitaria” per la caccia “no limits” non deve passare. I deputati si ribellino.
Intanto due donne hanno annunciato che faranno del tutto per ristabilire un minimo di buon senso alla Camera. Sono le ministre del Turismo, Brambilla, e dell’Ambiente, Prestigiacomo. Devono convincere un uomo, il ministro delle Politiche comunitarie, Ronchi, a dare parere negativo, come aveva fatto fino al mese scorso, a quell’articolo approvato al Senato. Devono convincere il Palazzo di Montecitorio, a stragrande maggioranza di uomini, a bocciare uno scempio che ci porterebbe fuori dall’Europa. Hanno tutto il mio sostegno, l’incoraggiamento di tutte le persone civili. Donne, e uomini.