Il disastro doloso del fiume Lambro ha allertato la Federcaccia di Milano che in questi giorni ha mobilitato i suoi 7 mila iscritti appartenenti alle 171 sezioni sul territorio e le 75 guardie giurate venatorie volontarie coordinate da Alessandro Nova per interventi urgenti a favore della fauna minacciata dal grave inquinamento per la fuoruscita di carburante ed ha annunciato che si costituirà parte civile per i danni provocati all’ambiente.
“L’intero ecosistema – come specifica in una nota il presidente provinciale Rodolfo Grassi - e non solo lungo i corsi d’acqua avvelenati rischia infatti di essere sconvolto ed un numero impressionante di volatili e mammiferi uccisi per l’avvelenamento dei fiumi e loro affluenti. Dopo gli interventi occorre individuare i colpevoli con punizioni esemplari”.
Nei giorni scorsi – ricorda - sono state liberate, a scopo di ripopolamento, lepri per un valore di alcune centinaia di migliaia di euro e la gran parte potrebbe morire a causa delle acque inquinate".
“Oggi lungo i corsi dei fiumi ci sono le guardie volontarie della Federazione e delle altre associazioni a cercare di salvare qualche anatide, i pochi trampolieri che non sono rimasti avvelenati o invischiati nella melma del petrolio. Ci sono i cacciatori che vedono le macerie di un patrimonio che hanno tutelato ed a cui avevano affidato le loro speranze, che si sta dissolvendo in tante inutili e misere croci di piume”.
“Il dramma che si sta consumando lungo centinaia di chilometri, dal Lambro al Po e che si avvia in una marcia macabra e nera di dieci milioni di litri di petrolio verso l’Adriatico – conclude Grassi - dimostra che la strage non viene dalla caccia. Conferma le accuse delle organizzazioni venatorie, le denunce dei cacciatori e delle guardie volontarie, getta un’ombra cupa su un ambientalismo che troppo spesso sventola su bandierine concesse come patenti ecologiche a comuni balneari ma dimentica le bombe innescate lungo le rive dei fiumi”.