L'imminente perimetrazione del Parco delle Eolie, in via di istituzione, è oggetto di una lettera di protesta a firma dei presidenti dalle sezioni locali di Federcaccia (Angelo Scalfidi) e di Enalcaccia (Antonino Acquaro), i quali denunciano i pesanti vincoli che verranno imposti alla popolazione e al territorio dall'ennesima area protetta, in contrasto con le disposizioni di legge che limitano ad una quantità massima del 30 per cento il territorio protetto (con i già presenti Zps, Sic e vincoli paesaggistici ed idrogeologici nelle Eolie si sale invece all'80 per cento).
A farne le spese saranno, come al solito, cacciatori, agricoltori, proprietari terrieri, allevatori e pescatori visto che il regolamento che disciplina le aree protette vieta espressamente o limita pesantemente attività come la caccia, la pesca, la postorizia, la raccolta di funghi, l'agricoltura e l'edilizia. La caccia è un'attività ben accettata dalla popolazione e contribuisce a mantenere gli equilibri faunistici, in particolare per il coniglio selvatico, una specie molto prolifera che arreca gravi danni all'agricoltura ma che finora gli oltre 350 cacciatori locali hanno tenuto sotto controllo.
I cacciatori saranno di fatto impossibilitati a svolgere l'attività venatoria. “Vivendo in una realtà isolana – si legge nella missiva inviata tra gli altri al presidente del consiglio Silvio Berlusconi e al governatore della regione Raffaele Lombardo – è improponibile che un cacciatore eoliano debba spostarsi in Sicilia o in altri luoghi per poter esercitare un suo diritto, riconosciuto dalla legge, in quando dovrebbe sobbarcarsi dei costi spropositati per tali spostamenti e per l'iscrizione in altri Atc”.
Il parco viene imposto dall'alto, senza che fossero state interpellate le categorie interessate e senza un'oppurtuna campagna di informazione, fanno notare le associazioni venatorie. “Una decisione così importante – puntualizzano Scalfidi e Acquaro – non può essere presa di punto in bianco solo da un drappello di politici locali”.
Squilibri ambientali e faunistici, danni alla flora e alle colture, emorragia di denaro pubblico, sovrappopolamento di alcune specie, questo lo scenario prefigurato sulla base delle condizioni odierne di gran parte dei parchi nazionali e regionali, il tutto a spese degli italiani. I presidenti rammentano che in passato la comunità eoliana si era espressa contro le aree protette, “rifiutandole per ben due volte, ormai stanca delle decine di vincoli imposti dall'alto, presentando in consiglio comunale una petizione popolare con oltre 1.500 firme raccolte in soli due giorni grazie all'opera dei cacciatori”.
Anche questa volta, sottolineano i rappresentanti dei cacciatori “tutti uniti, indipendentemente dall'associazione di appartenenza siamo pronti a scendere in campo, chiedendo la collaborazione delle associazioni venatorie nazionali e regionali, del Partito Caccia Ambiente, dei politici e di tutti coloro che hanno a cuore la caccia, la pesca e le antiche tradizioni, per difendere il territorio delle nostre isole da questa ennesima vergogna”.
“Le Associazioni Venatorie Eoliane – si legge nella lettera - sono contrarie all'istituzione del parco non accettando nessun genere di compromesso, in quanto, nelle Isole Eolie, per tutelare il territorio bastano già i vincoli presenti, ciò che occorre è solo un maggiore controllo, in particolare, potenziando il corpo forestale che rispetto alle esigenze delle isole è sotto-organico”.