La Provincia di Arezzo ha organizzato per i giorni 6-7 marzo interventi selettivi per i caprioli, al fine di limitare i danni all'agricoltura. Un normale intervento di riequilibrio, a norma di legge, che al solito l'Enpa non manca di trasformare in un reiterato attacco alla fauna selvatica e un favore ai cacciatori. Secondo Marco Degli Innocenti, di Enpa Toscana, è inconcepibile che nelle operazioni di gestione della fauna in eccesso vengano coinvolti i cacciatori visto che “è proprio grazie al mondo della caccia, e alla totale ed errata gestione da parte delle istituzioni, che esistono questi problemi”.
Enpa sottolinea che “un passo importante sarebbe quello di vietare l'acquisto e l'immissione su tutto il territorio regionale e nazionale di ungulati” ma si dimentica di sottolineare che queste immissioni fantomatiche di fatto non avvengono più da molto, moltissimo tempo. Inoltre si guarda bene dal dare conto della principale causa dell'eccessiva proliferazione degli ungulati: le aree protette e la mancanza di controllo faunistico nelle stesse, come risulta da approfondite ricerche scientifiche, peraltro presentate da Centri di ricerca universitari proprio ad Arezzo, in occcasione della Conferenza regionale sulla caccia.
Secondo l'Enpa, l'eccessiva presenza degli ungulati dovrebbe essere risolta escludendo totalmente caccia e abbattimenti. “Chiederemo il risultato dell’applicazione e della verifica di inefficacia dei metodi incruenti – ha infatti dichiarato l'esponente dell'associazione animalista - ma nel frattempo esortiamo la provincia a fermare questa crudele e inutile pratica dell’abbattimento, in cui potranno essere uccise anche femmine gravide, e che in oltre dieci anni di applicazioni non hanno mai risolto nulla. E’ necessario investire nella ricerca, a partire dalla conduzione dei censimenti da istituti super partes, fino all’accertamento del danno e allo studio di nuove tecniche non cruente ed efficaci”.
Tutte cose che già sono in essere, ma che all'Enpa fanno finta che non esistano. Senza contare che soluzioni non cruente, che sarebbero uniche in tutto il mondo occidentale, comportano dei costi insostenibili, a volte finalizzati a vantaggio di associazioni ambientaliste o organizzazioni collegate. Come dicono stia succeddendo in aree protette del centro Italia.