In concomitanza con le elezioni regionali, in piena campagna elettorale, le associazioni Lipu, Enpa, Lav, Legambiente e Wwf divulgano i dati del nuovo sondaggio sulla caccia commissionato all'Ipsos. Da queste analisi si apprende così che i contrari alla caccia (su un campione di 980 cittadini) sarebbero il 70 per cento della popolazione, i neutrali il 22 per cento e i favorevoli l'8 per cento. Risultati che poco si discostano da quelli della scorsa indagine, sempre Ipsos, che lo scorso anno, decretava il 69 per cento dei contrari, il 21 per cento dei neutrali e il 10 per cento di favorevoli.
Se i contrari alla caccia si mantengono su percentuali alte, probabilmente molto lo si deve alla serrata campagna denigratoria che da anni viene perpetuata contro la caccia, condotta con particolare aggressività da quando si è cominciato a parlare di riforma della legislazione quadro ed in seguito all'approvazione in Senato delle disposizioni sulla comunitaria. A ciò si deve nonostante tutto, lo spostamento di soli 2 punti percentuali (uno a favore dei contrari e un altro dei neutri). Certo è che le associazioni animal – ambientaliste, visti i proclami anticaccia lanciati ultimamente (qualcuno in tv ha parlato anche di un 87 per cento dei contrari) e, soprattutto i soldi spesi per commissionare l'ennesimo sondaggio, forse si aspettavano un plebiscito più eclatante.
Certo non si può dire che gli italiani siano con i cacciatori ma occorre considerare che di caccia e di ambiente in Italia si conosce sempre meno. Quanti degli intervistati sapevano cosa si stava esattamente chiedendo loro in merito al testo di legge approvato al Senato? Molti si saranno basati sulle informazioni ricevute da tv e giornali, che hanno parlato quasi sempre di “caccia no limits” e di doppiette libere di sparare tutto l'anno. E infatti il 37 per cento (imboccato con rispostine pre - formulate) crede che la Camera dovrebbe approvare un testo che vieti completamente la caccia agli uccelli migratori. Spaventati dalla possibilità di ricevere fucilate in piena estate a passeggio nei boschi (perchè anche questo è stato detto), il 30 per cento vorrebbe limitare la caccia da ottobre a dicembre, per il 14 per cento vanno bene i limiti vigenti, mentre i favorevoli alle norme votate al senato sono il 10 per cento degli intervistati. Il che vuol dire una fetta consistente della popolazione rispetto al numero effettivo dei cacciatori, che non arriva al 2 per cento della popolazione.
Un altro dato ripreso a gran voce dalle agenzie stampa e dalle varie testate giornalistiche è quello dell'ifluenza delle politiche venatorie nel voto degli italiani. Secondo il sondaggio il 40 per cento degli elettori non voterebbe il candidato inizialmente prescelto se avesse in programma interventi a favore delle doppiette. Cosa che in realtà non dimostra granchè, per un altro 60 per cento ciò è ininfluente. Più nello specifico il 18 per cento sarebbe indeciso se cambiare il proprio voto, per il 34 per cento basta condividere gli altri punti del programma, mentre per il 7 per cento è la stessa cosa (non sa o non risponde).
Per quanto riguarda gli orientamenti politici cambierebbero idea il 34% degli elettori di Pdl o Lega, il 43% di Pd o Idv, e il 47% degli altri partiti.
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