A proposito del sondaggio Ipsos, diffuso solo domenica ma già abbondantemente citato da giornali, tv, politici e associazioni ambientaliste (che lo hanno commissionato) come pretesto per riproporre lo spauracchio del referendum abrogativo della caccia, quanto le conclusioni sinora tratte possono considerarsi lo specchio della società reale?
Leggendo i dettagli del rapporto e confrontandoli con quanto già sappiamo sui comportamenti degli italiani, diremmo molto poco. L'indagine si basa su due fondamentali domande che indagano la percezione degli italiani (solo delle regioni al voto per le regionali) nei confronti della caccia e il loro rapporto con gli animali. Soffermandoci su quest'ultimo punto notiamo che ai 980 intervistati sono state propinate risposte precise che destano qualche sospetto. La maggioranza (56 per cento) ha dato il proprio assenso all'affermazione “dobbiamo proteggere gli animali, e tranne situazioni di necessità (come l'alimentazione), non è giusto fare violenza contro di loro”. Mentre solo il 2 per cento ha scelto la lapidaria formula “gli animali servono a soddisfare i bisogni dell'uomo” e l'1 per cento non sa, il resto del campione (41 per cento) avrebbe quindi affermato che “gli animali sono in grado di provare affetto, gioia e dolore e non è mai giusto fare loro alcun tipo di violenza”. Dato che, girando la precedente affermazione (situazioni di necessità = alimentazione), decreterebbe una larghissima fetta di popolazione animalista e vegetariana.
Stando alla rappresentatività del campione demoscopico (circa 40 milioni di persone) si avrebbero dunque 16 milioni e 805 mila, circa, vegetariani (o emeriti ipocriti), mentre sappiamo che anche includendo la popolazione delle altre regioni (Valle D'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Abruzzo, Molise, Sicilia e Sardegna) e la fascia d'età non intervistata, i minorenni (che è quella che ne conta il maggior numero), i vegetariani in Italia non sono più di 6 milioni di persone (circa il 10 per cento della popolazione, la percentuale più alta d'Europa – fonte Eurispes).
Se si analizza il campione per orientamento di voto, emerge addirittura che il 60 per cento dei votanti Pd e Idv non si nutrono di carne e non mettono scarpe di cuoio, la percentuale rimane alta anche nel campione di Pdl e Lega: degli intervistati rinuncerebbe alla carne ben il 51 per cento degli elettori.
Che quel “fare violenza” abbia creato una reazione eccessivamente emotiva? Non sarebbe stato molto più onesto e razionale sottolineare che sia giusto tutelare tutte le specie viventi e assicurare loro una degna esistenza nel rispetto delle rispettive esigenze e di un equilibrato rapporto con le attività umane?
Gli animali sono in grado di provare affetto e dolore, ergo vietato fare loro violenza è a nostro avviso una risposta pilotata, che innesca una sorta di senso di colpa anche nell'affermare che nutrirsi degli animali è un diritto nostro come di ogni forma di vita. Paura, dolore, affetto e gioia, non sono altro che strumenti biologici che l'evoluzione ha donato loro per sopravvivere, proprio come è successo con noi.