"Farefuturo è una fondazione politico-culturale nata per volontà di Gianfranco Fini, che ne è presidente, con l'obiettivo di promuovere la cultura delle libertà e dei valori dell'Occidente e far emergere una nuova classe dirigente adeguata a governare le sfide della modernità e della globalizzazione", si legge su Wikipedia. Pochi giorni fa abbiamo scoperto che tra questi valori di modernità e buonsenso c'è anche il rifiuto di un pezzo di cultura rurale, della caccia e delle sue aspettative.
La nuova posizione dei finiani (anche se, come sottolinea Berlato, ovviamente non è condivisa da tutti nella ex An), individua tra le priorità del Pdl quella di intercettare il volere degli italiani (79% contrari alle normative sulla caccia in Parlamento, secondo il sondaggio Ipsos) e abbandonare quella “piccola, piccolissima minoranza” estremista che mira ad introdurre modifiche alla legislazione vigente sulla caccia. Fare Futuro non spende parole per menzionare l'azione sul territorio dei cacciatori, per parlare di cultura venatoria e di diritti di una categoria, anzi, nella nota di questi giorni che sottolineava che "il Pdl non è e non può essere il partito delle doppiette", si è affermato che “la caccia è uccisione divertita di esseri viventi, punto e basta”.
Strano, perchè lo stesso Fini (in passato lui stesso cacciatore), alla vigiglia della caduta del Governo Prodi, in un'intervista rilasciata al Cacciatore Italiano rivendicava con orgoglio la proposta di riforma della 157, arrivata in Parlamento nella precedente legislatura grazie proprio all'impegno di An. “Noi ci abbiamo provato – dichiarava Fini – ma l'ostruzionismo dell'opposizione nei fatti vi si opponeva, le pressioni delle associazioni animaliste e la mancanza di unanime condivisione delle associazioni venatorie non hanno permesso di raggiungere lo scopo”.
Nella stessa intervista l'allora leader di Alleanza Nazionale riteneva che l'Italia avesse la stagione venatoria più corta e le leggi più restrittive d'Europa, al punto che annunciava una linea precisa per la rivendicazione dei diritti dei cacciatori “è necessario – si legge nell'intervista – dare certezze al cittadino – cacciatore attraverso una legge che ristituisca alla caccia la dignità di cui è stata privata”.
“Il cacciatore non può essere considerato un cittadino di serie B, chiamato alle urne con richiami propagandistici e, subito dopo le elezioni, penalizzato dal Ministro di turno”, così sbottava Gianfranco Fini che in quell'occasione pensava ai decreti di Pecoraro Scanio e che in vista del Governo che di lì a poco si andava ad insediare, auspicava “una nuova legge che, pur tenendo nella dovuta considerazione la tutela dell'ambiente, non prevarichi le prerogative dell'uomo, anche se cacciatore”. Ora, pare sia cambiato il vento.