Fare Ambiente, che alla manifestazione del 9 marzo era presente con il movimento dei Giovani, fa il punto sull'esito dell'iniziativa, alla quale, sottolinea la nota firmata da Antonio Renzi, ha partecipato un “fiume di gente (80.000 per gli organizzatori, non meno di 50.000 per le Forze dell’Ordine)”.
L'associazione riporta in alcuni passi gli interventi dei rappresentanti di associazioni e movimenti. “È arrivato il momento di dare uno scossone al Governo, alla maggioranza ed al Parlamento italiano” ha detto Maria Cristina Caretta, Presidente della Confavi.
Il Presidente di Fare Ambiente Vincenzo Pepe ha invece dichiarato: “Fare Ambiente vuole cercare di dare un’impronta nuova all’ambientalismo, in cui possa trovare un posto al suo interno anche il settore caccia". “Noi del movimento ecologista FareAmbiente – ha poi proseguito Pepe – siamo per l’ambientalismo del fare”. Pepe ha ribadito la necessità di guardare avanti verso i cacciatori. “Da anni Fare Ambiente si batte contro quelle ideologie animaliste ed ambientaliste dei “no a priori” che con il passare del tempo hanno portato ad una vera e propria estinzione della Cultura Rurale. È necessario rinnovare in Italia il concetto di Cultura Rurale”.
“Per lunghi Venti anni – ha evidenziato l’On. Berlato - le leggi italiane hanno penalizzato la caccia in Italia, questo fa si che ci sia un gap generazionale della tradizione dell’arte venatoria, vogliamo che le future generazioni si riapproprino e possano far fruttare tale cultura. È ora di cambiare – ha chiuso Berlato – la legge italiana che va contro la caccia, togliendo anche molti posti di lavoro agli italiani. È necessario ridare giusto valore all’arte venatoria in Italia in modo da raggiungere i livelli europei in cui la caccia è una professione rispettata e tutelata”.
Nel condividere la posizione espressa dell’on. Berlato, Federica Ricci, Responsabile Nazionale FareAmbiente Giovani, ha dichiarato: “per troppi anni le leggi proibizioniste hanno limitato le tradizioni dell’arte venatoria. Non possiamo permettere che le future generazioni si privino della tradizione della cultura rurale italiana”. “E' necessario – ha aggiunto Ricci - rilanciare una seria politica ambientale, a partire da un rafforzamento delle norme a tutela degli animali selvatici e della biodiversità e questo lo si potrà fare solo attraverso l’ottimismo della ragione ed il realismo del fare. La caccia contribuisce a garantire e a tutelare le biodiversità. Pensiamo alle specie in eccesso che in alcune aree proprio per aver detto spesso no alla caccia, hanno creato non pochi danni sia all’ambiente che all’agricoltura”.