“Ho letto il suo articolo “Caccia alle streghe firmata ARCI Caccia” e non trovo risposta alle contraddizioni da me segnalate, tra l’editoriale di Diana cui ho fatto riferimento firmato dal dott. Marco Ramanzini e i materiali promozionali della manifestazione". Il Presidente di Arcicaccia risponde così al direttore di Diana Pasquale Cacciapuoti, al quale aveva rivolto critiche per aver aderito alla manifestazione del 9 marzo.
Veneziano, attaccato a sua volta da Cacciapuoti, rivendica l'autonomia della propria associazione. “Nella critica, nelle nostre relazioni con gli altri, come gli atti dimostrano, siamo liberi, non condizionati da “casacche” di appartenenza; agiamo con razionalità e serenità, e supporti scientifici”. Inoltre, accusato di essere stato vicino all'allora ministro Pecoraro Scanio, Veneziano risponde “l’on. Pecoraro Scanio (che non è mai stato sulle copertine della nostra stampa, contrariamente ad altre associazioni) ha fatto a suo tempo per le ZPS la stessa legge che oggi ha scritto l’on. Prestigiacomo (se male ieri male pure oggi!)”.
Arcicaccia, spiega il Presidente, teme che il “pasticcio della Comunitaria” possa ulteriormente evolvere e diventare “per tempi e per specie, una polpetta avvelenata che peggiorerà per i cacciatori italiani l'attuale stato dell'arte”. Altro punto critico contro cui lotta l'associazione, spiega Veneziano è l’abolizione dell’art. 842 del C.C, in quanto - sostiene - “produrrebbe conseguente esclusiva caccia a pagamento in aziende faunistiche dove come ella sa non vige detto articolo”.
Riguardo all'isolamento dell'associazione rispetto alle posizione delle altre associazioni e al volere stesso dei cacciatori, Veneziano sostiene che gli "isolati" vadano cercati "tra quanti hanno promesso e non mantenuto per un ventennio". "Noi - sostiene - lavoriamo per buone leggi che si sono realizzate ed in fase di realizzazione (vedi Toscana, Emilia ecc.) ampiamente e diffusamente apprezzate”.
Ognuno ha le sue croci e le sue polemiche, sostiene Veneziano che conclude: “per cultura non siamo portati ad infierire sui ben più gravi problemi che altri possono avere e rifuggiamo da sterili quanto improduttive polemiche che nulla portano alla causa degli interessi generali della buona attività venatoria, che ha bisogno di discussioni di merito confortate da argomenti seri e scientifici. Anche in questa occasione ci comportiamo così”.