Sull'Italia incombe il prossimo giudizio della Corte di Giustizia europea per colpa della "scarsa tutela dell'avifauna" e per la "cattiva caccia". Lo dice Lipu Bird Life Italia spiegando i motivi per cui l'articolo 43 della legge Comunitaria sarebbe “del tutto inadeguato” a rispondere alle normative Ue. A compendio di questa posizione l'associazione dirama un “documento tecnico” in cui analizza lo stato di infrazione italiana.
In particolare si parla della procedura di infrazione 2006/2131 (Normativa italiana in materia di caccia in deroga) avanzata dalla Commissione UE nel dicembre del 2008, per l'inadeguato recepimento della direttiva 409/79/Cee. All'Italia viene contestata l’assenza del divieto esplicito di cacciare nei periodi di riproduzione e migrazione prenuziale, la mancanza di un controllo efficace da parte dello Stato rispetto alla legittimit�delle stesse e ancora l'assenza dell'obbligo di trasmettere alla Commissione i dati scientifici sulla specie oggetto del prelievo.
Secondo l'associazione l'articolo 43 non risponde a questi punti e anzi peggiora fortemente alcuni aspetti dello stato di infrazione. Lipu basa le proprie critiche sul sospetto. L'incongrua cancellazione dei limiti massimi del calendario venatorio nazionale – è detto nel comunicato – andrebbe ad aprire una nuova e forse persino più grave stagione di deroghe”.
“ La condanna per violazione dell’articolo 226 del Trattato dell’Unione pare a questo punto inevitabile – dichiara il presidente Danilo Selvaggi - anche perché la situazione è fotografata al dicembre 2008, momento del ricorso della Commissione alla Corte, e dunque è molto difficile che un intervento possa cambiare le sorti del giudizio. Di certo, un passo imperdonabile sarebbe quello di aggiungere adesso errore ad errore, approvando un articolo, il 43 della legge Comunitaria 2009, che non solo ignora le più critiche richieste comunitarie, ma finisce col peggiorare la situazione e comprometterla anche in vista della probabile procedura successiva, quella per esecuzione della sentenza.”
“A questo punto – conclude Selvaggi - le strade sono due: o si emenda l’articolo 43 con le corrette risposte all’Europa, tra l’altro espungendolo dall’improponibile cancellazione dei limiti temporali alla stagione venatoria, o lo si sopprime per lavorare ad un nuovo testo, finalmente al riparo da scappatoie”.