Riceviamo e pubblichiamo:
Vanni Ligasacchi non ricoprirà la carica di assessore alla caccia per la regione Lombardia.
Come i più appassionati migratoristi lombardi sapranno, il politico, cacciatore e scrittore Vanni Ligasacchi, schierato per il PDL alla ultima tornata elettorale per le Regionali lombarde non è stato rieletto, o meglio, non ha ricevuto dagli elettori bresciani quel quantitativo di preferenze necessarie per far sì che potesse andare a coprire la carica di assessore alla caccia per la regione Lombardia, come accordato con la coordinatrice provinciale del PDL ed ex-assessore alla caccia, Viviana Beccalossi.
Purtroppo questo fatto era per un certo senso inaspettato, la maggior parte dei cacciatori lombardi e soprattutto bresciani credevano che con il lavoro svolto dal consigliere uscente della IV commissione, il numero delle preferenze che avrebbe ricevuto sarebbe stato molto alto; calcolando che in provincia di Brescia ci son circa 28000 cacciatori si poteva pensare che almeno due terzi di questi avrebbero espresso la preferenza nei confronti di colui che avrebbe potuto rivoluzionare la caccia in Lombardia, avendone già dato dimostrazione nelle scorse stagioni venatorie.
Ricordo che quest’ anno dopo un lungo e duro lavoro, Vanni Ligasacchi, ha permesso con l’ aiuto anche di altri consiglieri di PDL e Lega Nord, (tra i più importanti: Saffioti, Macconi, Rizzi e Frosio), di poter cacciare alle deroghe cioè: peppole, fringuelli, frosoni e pispole sia per i cacciatori che avevano optato per la caccia vagante sia per quella fissa ,l’ introduzione di nuovi valichi che non spetta più alla regione ma ben sì alle provincie, la sostituzione dell’Osservatorio Regionale all’Istituto Faunistico (INFS) nello stabilire parametri e quantitativi cacciabili delle specie selvatiche,l’ utilizzo del colombo domestico come richiamo vivo per la caccia ed ancora, l’ introduzione di 15 giornate di caccia, per praticare la caccia in forma differente da quella prescelta ( per i capannisti la forma vagante, e per i cacciatori vaganti l’ appostamento fisso), le autorizzazioni per il rilascio di anellini di riconoscimento per i richiami vivi da parte di quelle associazioni ornitologiche che abbiano una chiara rappresentativa territoriale, le quali potranno entrare anche a far parte degli ATC e CA, ed infine l’ istituzione di stazioni ornitologiche a scopo scientifico che potranno esser situate solo all’ interno di oasi naturali.
Ultimamente, il paladino di quella che molti definiscono la “caccia tradizionale”, ha presentato in consiglio regionale alcuni emendamenti per modificare la legge regionale 26/93; l’ intenzione era quella di poter permettere l’ uso dello zimbello, dare le cinque giornate di caccia non solo ai capanni fissi ma anche a quelli temporanei e l’istituzione di valichi a una quota non inferiore a 1.600 mt/Slm.
Nessuno prima d’ ora in consiglio regionale aveva mai portato avanti un lavoro tale e delle proposte simili, a favore del mondo venatorio; si sa bene che mettersi dalla parte dei cacciatori in politica è una cosa rischiosa, però Ligasacchi prima della politica nel cuore aveva e ha quella caccia di un tempo, la caccia tradizionale.
Il consigliere uscente, in questa ultima tornata di Domenica e Lunedì 28 – 29 Marzo , ha ricevuto “solo” 10048 preferenze (ribadisco che i cacciatori bresciani sono circa 28000), se avesse raggiunto quota 20000 la carica di assessore alla caccia sarebbe stata sua, purtroppo non sarà così per ignoranza degli elettori o boicottaggio di chi sta più in alto, che vuole una caccia fatta su misura per un solo tipo di caccia e cacciatore, e non per il mondo venatorio in generale.
Il male più grande della caccia forse siam noi cacciatori, che dovremmo imparare a gestirla in tutti i campi da quello politico a quello sociale, senza farci la guerra ma con l’ intento di raggiungere beni comuni che siano positivi per il mondo venatorio in generale, senza distinzioni o sottocategorie.
Alberto Nigroni