Non se lo spiega
Vanni Ligasacchi come mai i cacciatori abbiano deciso di non rieleggerlo, soprattutto dopo “d
ue anni di risultati così evidenti sulla caccia” e dopo “aver recuperato
specie tradizionali che da quasi 30 anni erano escluse dal prelievo”, oltre che “aver dato anche ai vaganti il diritto alle deroghe”. Se il risultato è questo, dichiara Ligasacchi dopo le regionali, “vuol dire che i
cacciatori preferiscono ascoltare chi li consiglia male o chi gli offre una cena in cambio di voti”.
Adesso – dice con una punta di risentimento “chiederanno le deroghe e una caccia migliore a chi hanno voluto eleggere, ammesso che qualcuno adesso voglia ancora ascoltarli “.
Le diecimila preferenze non sono bastate per consentire a questo ex paladino della caccia lombarda di tornare a sedere al suo posto in Consiglio regionale. Per Ligasacchi questa non è che l'ennesima occasione sprecata dai cacciatori per far valere le proprie posizioni.
Cosa si sono persi i cacciatori? Se fossero arrivati solo la metà dei voti che dovevano arrivare – sottolinea Ligasacchi lui sarebbe diventato il prossimo assessore regionale alla caccia. Si sarebbe quindi parlato - dice - “di recupero dello zimbello, di 5 giorni anche ai vaganti, di osservatorio regionale, di mobilità regionale, di tordina, di lucherino, di migliarino, di storno, di 1° settembre”.
Con la caccia non ha comunque chiuso: “è una passione che non tradisce - dichiara - e non delude mai, che vive oltre ogni elezione”.