E' in atto una farsa sulla legge Comunitaria. A pensarla così è il presidente della Confavi Maria Cristina Caretta, che rivela come durante l'incontro delle associazioni venatorie della Face su iniziativa Cncn e di Anpam, avvenuto a Bologna lo scorso 3 marzo, inizialmente tutte avevano appoggiato la proposta emendativa dell'onorevole Sergio Berlato, concordando che “quel testo era un adeguato punto di equilibrio”, rispetto alle disposizioni europee e agli ammonimenti dei ministri Brambilla e Prestigiacomo.
Al di là di quell'impegno – fa sapere Caretta - alcuni dirigenti venatori avrebbero sottoposto ad alcuni deputati un altro emendamento che, dice Caretta “non solo non sarebbe utilizzabile dalle regioni per applicare il concetto europeo delle cacce per periodi e per specie, ma che aprirebbe la falla attraverso la quale gli anticaccia effettuerebbero incursioni per ridurre i calendari venatori regionali, rendendo vincolante il preventivo parere dell’ISPRA, rendendo altresì inapplicabile da parte delle regioni il regime di deroga previsto dall’art. 9 della Direttiva CEE 409/79”.
“Come possiamo pensare che la politica ascolti il mondo venatorio italiano se le associazioni continuano a rivolgersi ai partiti in modo disunito,utilizzando lingue diverse tra loro?" - interroga la presidente della Confavi, che individua nell'associazionismo venatorio italiano, così diviso ed organizzato la colpa principale della situazione che oggi attraversa la caccia.
Confavi, quindi, ribadisce la propria battaglia contro le altre associazioni: “l’unità dei cacciatori italiani, e la riacquisizione di una perduta credibilità, passa inevitabilmente attraverso lo smantellamento dell’attuale sistema associativo e la ricomposizione di un’unica rappresentanza del mondo venatorio italiano, alleata a tutte le realtà economiche e sociali portatrici della Cultura rurale”.
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