- Competenza diretta delle Regioni nella gestione della fauna selvatica e della caccia. - Modifica delle funzioni dell’Ispra (ex Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica), volte a fornire dati scientifici utili alle scelte di gestione. - Riforma del Comitato Tecnico Venatorio, per dare una effettiva governance nazionale alla caccia in stretto raccordo fra Stato e Regioni. - Gestione unitaria di tutto il territorio, superando il dualismo fra terreno cacciabile e aree vietate alla caccia, che apra un ruolo nuovo per il mondo venatorio, attraverso interventi di prelievo selettivo, fermo restando il divieto di caccia. - Riorganizzazione dell’accesso agli ATC e della mobilità venatoria, sulla base di criteri di razionalità, per scongiurare regionalismi e municipalismi. Eliminando l’opzione di caccia e governando la modalità giornaliera con criteri e meccanismi ampiamente sperimentati. - Recepimento e applicazione delle Direttive Comunitarie, compreso Guida interpretativa della 79/409 e Key Concept, attivando ricerche appropriate tese all’acquisizione di dati scientificamente validati, per adottare un calendario venatorio “elastico”, predisposto per gli aggiornamenti conseguenti all’evoluzione delle evidenze scientifiche. - Obbligo per le Regioni di destinare integralmente al settore i proventi delle tasse regionali e destinazione alle Regioni del 50% delle tasse di concessione governativa, secondo i principi di federalismo fiscale, tenendo conto prioritariamente della ricerca scientifica.
Questo in sintesi è quanto propongono con un articolato documento le Associazioni Venatorie della Toscana Federcaccia, Arcicaccia e Italcaccia - che da sole rappresentano in massima parte i cacciatori della regione - per il recupero di un percorso rapido, costruttivo e condiviso di modifica della L. 157/92.
A 18 anni dalla 157 – dicono - i profondi cambiamenti ambientali, sociali ed istituzionali intervenuti, impongono una indispensabile rivisitazione ed aggiornamento delle fondamenta della legge quadro che rimangono idonee per il futuro, mentre in Parlamento lo stato della discussione del progetto di legge di riforma non è incoraggiante: fra annunci roboanti e inconcludenti e sterili emendamenti, rischia di andare perduta un’altra occasione; ciò, insieme alla perdurante divisione tra le Associazioni venatorie, produce un clima in cui gli urli degli “opposti estremismi” hanno più ascolto dei buoni argomenti della scienza e dell’esperienza.
Il senso dell’iniziativa sta nel credere che, come nel 1992 per la legge 157, un positivo e lungimirante compromesso sia possibile tra maggioranza e minoranza nell’interesse dell’ambiente, della fauna e di un esercizio venatorio scientificamente corretto e sostenibile.
Sulla scorta dell’esperienza che ha condotto il Consiglio Regionale della Toscana all’approvazione a larghissima maggioranza di nuove norme, sulla base di una forte unità del mondo venatorio, norme che costituiscono un passo importante per l’ambiente, la biodiversità, la gestione faunistica, la caccia e l’agricoltura, le Associazioni promotrici intendono dare, con questa iniziativa, un contributo di merito ed una indicazione di metodo che auspicano saranno accolti dalle competenti istanze nazionali.
IN ALLEGATO