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Il testo accolto dall’assemblea è talmente diverso da quell’art. 38 del Senato dal quale eravamo partiti e presenta tali pesanti limitazioni – nessun anticipo di stagione venatoria, un posticipo che non supera la prima decade di febbraio e altre – che anche volendo leggerlo come una prima apertura a una concezione europea della legislazione venatoria italiana non possiamo in ogni caso esserne soddisfatti". Così Federcaccia commenta l'approvazione dell'articolo 43 della Comunitaria da parte della Camera.
Per l'associazione venatoria si tratta di "un’altra occasione persa" per fare un passo in avanti in una materia che forse solo in Italia è continuamente condizionata da "isterismi e ideologie" altrove sconosciute. Il riferimento è alla "campagna di disinformazione e il clima di avversione nei confronti della caccia e dei cacciatori", che - secondo Federcaccia - ha portato la maggioranza dell’aula a condividere e approvare un articolo che, se consente di modificare i calendari, certo stravolge lo spirito stesso della norma comunitaria.
Ora occorre per l'associazione venatoria procedere celermente con la modifica della 157 per giungere a una riforma complessiva non più rimandabile in virtù di alcuni aspetti, come: il recepimento della Direttiva Uccelli e della sua Guida Interpretativa; la riammissione dello storno fra le specie cacciabili; la creazione di osservatori regionali indipendenti; l’applicazione del regime di deroghe per motivi diversi da quelli sanciti dall’art. 9 lettera a) e che comprenda quindi il rispetto delle cacce tradizionali.
Federcaccia su questi punti auspica "una fattiva e concreta collaborazione fra tutte le parti interessate, comprese le forze ambientaliste più mature, confidando che abbiano il coraggio di isolare chi, ben lontano da un reale interesse per la fauna e l’ambiente, nel contrasto all’attività venatoria cerca solo legittimazione politica e visibilità". Da parte sua, Federcaccia assicura il proprio impegno "fino a quando non vedrà soddisfatte le proprie legittime richieste".