“In tempi come quelli odierni, in cui le polemiche prevalgono riempiendo intere pagine di quotidiani a vantaggio solo di pochi politicanti, per fortuna ci sono esempi concreti che vanno in direzione opposta e, indirettamente, richiamano tutti a superare gli steccati ideologici”. Lo scrive Antonino Morabito, Amministratore dell'Ente Parco Nazionale dell'Aspromonte, in un articolo pubblicato dal mensile Caccia +, riferendo del felice progetto per la reintroduzione del capriolo avviato dal Parco.
Cacciatori e ambientalisti hanno lavorato insieme collaborando con l'Ente Parco, le Provincie e gli Atc. Una vera e propria sfida avviata per rinsaldare coesione sociale – scrive Morabito – e collaborazione tra soggetti diversi. I cacciatori, formati con appositi corsi, così come gli altri operatori, hanno partecipato alle fasi di cattura e rilascio dei caprioli (prelevati nelle province di Grosseto e Siena, dove sono state individuate le popolazioni più vitali della specie), hanno eseguito le marcature e applicato i radiocollari satellitari per il monitoraggio.
Nelle sessioni di cattura previste in Toscana il parco ha organizzato la partecipazione dei cacciatori calabresi per consentire loro di vivere tutte le fasi del progetto e tra le azioni ancora da realizzare ha previsto alcuni seminari in Calabria e in Toscana da realizzare insieme agli ATC e alle Amministrazioni provinciali coinvolte, così come l’ospitalità in Aspromonte dei cacciatori toscani che hanno partecipato alle fasi di cattura per far loro conoscere i luoghi in cui sono stati immessi i caprioli.
Il progetto, ad alcuni anni dalla sua formulazione, sta dando i suoi primi frutti. Il ritorno del capriolo in Aspromonte, come definito nella valutazione Ispra, contribuisce ad una più vasta strategia di conservazione della specie a livello nazionale e aiuta anche a ristabilire l'equilibrio faunistico coinvolgendo anche specie predatrici come il lupo.
“Il capriolo italico – conclude Morabito - sta tornando a vivere tra i pascoli, le faggete e le abetine dell’Aspromonte grazie non solo al Parco ma anche e soprattutto alla fattiva e sincera collaborazione di molti Enti e di tanti cacciatori e ambientalisti. E il 2010, anno dedicato dalle Nazioni Unite alla difesa della biodiversità, ci sollecita ad abbandonare ogni egoismo e a lavorare convintamene insieme per i nostri beni comuni.